il mistero di torvaianica

Giallo sui corpi carbonizzati: lui al posto di guida, lei dietro

Andrea Ossino

Ero in compagnia di altre tre persone». Le parole di Maurizio D. N, confermate dai riscontri effettuati dai carabinieri, alimentano il mistero che ruota intorno alla morte della moglie Maria Corazza e dell’amico Domenico Raco, i cui corpi carbonizzati sono stati ritrovati all’interno di una macchina data alle fiamme tra le campagne di Torvaianica. Il lavoro dei militari dell’Arma e dei consulenti nominati dalla Procura prosegue senza sosta tra perquisizioni, oltre 30 interrogatori, esami autoptici e rilievi: l’obiettivo è quello di ricostruire le cause della morte e quel buco temporale che dalle 7,45 circa del mattino arriva fino alle 8,33, quando una chiamata al 112 aveva dato il via a un giallo ancora da svelare. L’alibi del marito di Maria Corazza ha retto a un interrogatorio durato oltre 12 ore, anche se chi indaga preferisce non parlare di alibi, ma di una ricostruzione puntuale della sua giornata. Venerdì scorso l’uomo si trovava in compagina di clienti e operai che lavorano con lui per l’azienda, con sede a Bergamo, che si occupa di vernici per automobili. E mentre era con altre persone, che hanno confermato la sua versione, o nella strada che lo avrebbe portato dalle parti di Pomezia, la moglie, impiegata in una ditta di pulizie che opera in un magazzino dell’Eni, stava accompagnando la figlia a scuola. Non erano neanche le 8 del mattino quando Maria Corazza aveva salutato la ragazzina, tredicenne, che si apprestava ad affrontare gli esami di terza media. Successivamente la quarantaseienne aveva chattato in un gruppo WhatsApp con alcune amiche e la sorella, poi nessuno aveva avuto più sue notizie. Gli inquirenti suppongono che abbia incontrato Domenico Raco, la seconda vittima. Era un amico di famiglia, un elettricista di 39 anni originario della Calabria. «Avrà fatto ingelosire qualcuno, lui non era sposato, aveva tanti amici, ma qui Maria non l'ho mai vista - dice di lui un vicino di casa - era una persona davvero per bene, affidabile, generoso, avrà accompagnato in piazza mia moglie chissà quante volte – continua - Veniva qui, in casa della nipote, spesso per assistere la sorella costretta sulla sedia a rotelle. Lui la portava ovunque». Quel che è certo è che anche lui è scomparso da venerdì mattina. E sono molte le probabilità che il secondo cadavere trovato sul sedile davanti della Ford Fiesta grigia prestata alla figlia dalla mamma di Maria Corazza (il cui cadavere è stato ritrovato nel sedile posteriore) sia dell’elettricista calabrese. «Aspettiamo. Non siamo ancora sicuri che sia lui, nemmeno abbiamo visto il corpo», continua a sperare Cintia, la nipote di Domenico Raco. Sul luogo del delitto vigili del fuoco e carabinieri hanno trovato numerosi reperti, che stanno per essere analizzati nella speranza possano fornire una pista investigativa su ciò che è accaduto nelle campagne vicine via San Pancrazio, non lontano dal lungomare. Solo l’autopsia, e il successivo esame del Dna, potranno permettere di dare un nome certo a quei cadaveri, spiegando anche le cause della morte. Nel frattempo nelle bacheche Facebook delle vittime, amici e parenti, esprimono rabbia e dolore per una morte così improvvisa. «Chi ti ha fatto quello che ti hanno fatto deve passare in carcere il resto della sua vita. Eri un ragazzo d'oro, una persona buonissima. Abbiamo lavorato anni insieme e poco tempo fa ci siamo incontrati e dovevamo andare a prendere un caffè. Amico, non è possibile, non è possibile. Non ci posso pensare, non ci credo», scrive Anna. «Non ti dimenticherò», posta invece la cugina Victoria.