La Procura di Roma chiede due anni di carcere per l'ex braccio destro della sindaca
Raffaele Marra è accusato di abuso d'ufficio in relazione alla nomina di suo fratello Renato in Campidoglio
Il pm di Roma Francesco Dall'Olio ha chiesto di condannare a 2 anni di reclusione l'ex capo del personale in Campidoglio Raffaele Marra, accusato di abuso d'ufficio in merito alla nomina di suo fratello Renato a capo del dipartimento Turismo del Comune. Per la stessa vicenda, lo scorso 10 novembre la sindaca Virginia Raggi è stata assolta dall'accusa di falso. Secondo la Procura «la mancata astensione nell'ambito della procedura di interpello» da parte di Raffaele Marra influenzò la nomina del fratello Renato che, da vicecomandante della Polizia Locale, avrebbe fatto il capo della Direzione Turismo con un aumento dello stipendio pari a 20 mila euro lordi l'anno, passando da una prima a una terza fascia retributiva. La nomina venne prima congelata e poi revocata dalla Raggi, anche alla luce dell'arresto a dicembre 2016 del suo braccio destro con l'accusa di essersi fatto corrompere dal costruttore Sergio Scarpellini (deceduto alcuni mesi fa). Accusa che lo scorso dicembre ha portato il Tribunale di Roma a condannare Raffaele Marra a 3 anni e 6 mesi. Ora l'ex capo del Personale in Campidoglio rischia una nuova condanna a 2 anni. «Il reato consumato con dolo intenzionale - ha spiegato il pm nella sua requisitoria - si è verificato nella riunione del 26 ottobre del 2016 nell'ufficio di Raffaele Marra che all'avvocato Antonio De Santis, quale delegato della sindaca per le relazione sindacali, all'assessore al Commercio Adriano Meloni e al suo capo staff Leonardo Costanzo, propose il nome del fratello. Così facendo Raffaele Marra adottò per Renato un comportamento preferenziale che determinò un'ipotesi di vantaggio economico ingiusto in relazione alla mancata chance degli altri concorrenti interessati a quel posto. Quella riunione, infatti, si chiuse con gradimento di Meloni per la scelta del nome e la comunicazione della notizia a Renato che, avendo certezza del posto, manderà la domanda». Per la Procura, insomma, il ruolo dell'allora braccio destro della sindaca «fu in questa vicenda della procedura di interpello assolutamente attivo. Marra avrebbe dovuto astenersi e non lo fece. Lui e l'avvocato De Santis rappresentavano un punto di riferimento per le istanze di tutti gli amministrativi».