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Esquilino, appello dei comitati: "Salvate quel giovane clochard"

Lettera alle istituzioni, i residenti si mobilitano per un senza tetto di circa 20 anni con gravi problemi psichici

Mary Tagliazucchi
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Nella Capitale i senza fissa dimora vengono definiti ‘gli invisibili' tanto è l'indifferenza di coloro che, pur passandogli davanti fingono di non vederli, di non vedere le loro precarie situazioni, Ma questa volta nel multietnico quartiere dell'Esquilino (rimbalzato più volte agli onori delle cronache per via della delinquenza imperante), i residenti della zona non solo non si sono voltati dall'altra parte ma si sono stretti intorno ad un giovane clochard di circa 20 anni, originario delle regione dell'Asia meridionale che da più di un anno vive rannicchiato tra le immondizie con cui cerca di ripararsi dal freddo all'interno della cabina di fotografie presente sotto i porti di piazza Vittorio all'angolo con via Ricasoli. Una giovane vita che si sta pian piano dissolvendo sotto i colpi del freddo e della fame. Una situazione drammatica che ha scosso la coscienza di tutti nel quartiere tanto da che in poche ore si sono raggiunte più di cento firme nella ‘lettera appello' dove le associazioni Vivo, Abitanti via Giolitti, Arco di Galieno, Casa dei Diritti Sociali, Cielo sopra Esquilino, Comitato Piazza Vittorio Partecipata, Esquilino in Comune ed Esquilino Vivo  hanno espressamente richiesto alle istituzioni (l'appello è stato inviato via pec anche alla sindaca Raggi e al I Municipio), di occuparsi in maniera concreta di questo ragazzo: “Siamo dei residenti del rione Esquilino e vorremmo presentare una nostra preoccupazione, ben consapevoli che si tratta di una storia di ordinaria follia di questa città - si legge nella lettera - Ci rendiamo conto che storie come queste sono numerose, ma a noi sta a cuore questa. Anche perché storie come queste nel passato, sempre nel nostro rione, hanno avuto come fine la morte delle persone. E questo ci pare intollerabile. Questo giovane di neanche 20 anni è affetto da numerosi tic nervosi e via via che passa il temo si incurva sempre di più. Si nutre cibandosi direttamente dai cassonetti e si difende dal freddo coprendosi di rifiuti. Un anno fa comunicava in un italiano più che comprensibile, ora è assolutamente chiuso alla interazione, rifiuta qualsiasi tipo di aiuto sia dei cittadini che degli enti assistenziali. Unico contatto con l'esterno deducibile è che ogni tanto ottiene una sigaretta da qualcuno". "È noto a tutte le organizzazioni solidali (Caritas, Sant'Egidio, parrocchia sant'Eusebio, Assessorato alle politiche sociali del Comune, Municipio Primo, Sala Operativa Sociale del Comune) così come alle Forze dell'Ordine ma nessuno è mai riuscito a fare nulla in quanto non ritenuto violento e quindi “non pericoloso”, mentre è evidente che è estremamente pericoloso per se stesso, nonché spesso vittima di percosse da parte di altri frequentatori della Piazza - continuano i comitati -  L'ultimo episodio di mancato intervento risale a l'altro ieri: alcuni cittadini hanno atteso l'arrivo della Sala Operativa Sociale e di un'ambulanza che hanno deciso di non intervenire per le suddette argomentazioni e lo hanno lasciato dove era. Rifiuta cibo (che cerca nei cassonetti) e vestiti. In questi giorni di clima rigido si è coperto con un lenzuolo che vorremmo evitare diventi il suo sudario. Temiamo per la sua vita, non vorremmo che accada ciò che è successo ad altri senza dimora con forti sofferenze psichiatriche. Ma è mai possibile che siamo solo noi a preoccuparcene e che non si trovi una Istituzione che si occupi della vita di queste persone? Perché sono senza dimora, perché sono paziente psichiatri, perché sono stranieri? Non ci vogliamo rassegnare”. Si conclude così l'appello di comitati. E in effetti come fanno notare nell'appello i residenti e le varie associazioni molte volte i senza fissa dimora con problemi psichiatrici sono più difficili da ‘salvare' in quanto pur non essendo in grado di intendere e di volere al loro netto rifiuto di essere assistiti, le organizzazioni solidali – per legge - nulla possono fare per trattenerli.  “Il concetto fondamentale di questa azione che abbiamo messo in atto è che tutte le persone coinvolte hanno aderito in prima persona per aiutare questo povero ragazzo. Insieme con il nostro appello chiediamo che si smetta con questa indifferenza. La città di Roma sta vivendo nell'ultimo periodo una vera ‘tragedia sociale' e questa giovane vita ne è l'esempio più drammatico. Come vicepresidente del comitato Esquilino Vivo, insieme a tutti coloro che hanno aderito a questo appello, mi faccio portavoce di questa richiesta d'aiuto dove la popolazione ha avuto uno scatto d'orgoglio civico ma soprattutto umano. C'è bisogno che le istituzioni ci assistano visto che fenomeni come questi sono in continua crescita. Voltarsi dall'altra parte e non fare nulla è ormai impensabile”, è la dichiarazione di Gennaro Berger. E, l'ultimo rapporto della Caritas non lascia certo spazio a dubbi. Solo nel 2018 infatti la Caritas ha assistito oltre 21mila famiglie, di cui il 51% italiane; l'anno scorso erano il 46%. Oltre 11 mila persone sono state accolte nelle mense nel 2018, oltre 2mila persone senza fissa dimora dormono in pianta stabile nelle strutture Caritas, negli ostelli di Termini e Ostia, nelle case famiglia a Villa Glori o nei centri per minori a Torrespaccata, Colli Aniene e Piramide. Nel 2018 la Caritas ha curato più di 4mila i malati indigenti, distribuito oltre 385mila pasti caldi, registrato 210mila pernottamenti a turno di persone senza casa, 13mila prestazioni sanitarie e 52mila visite domiciliari ad anziani soli e a rischio povertà, i cosiddetti barboni domestici.

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