caso bagnacani
Premi a mister Ama? A decidere tutto è stata la Raggi
Un venerdì di passione quello di ieri in Campidoglio, quando alla «doccia fredda» della pubblicazione di alcuni audio, ora in procura, dei colloqui intercorsi tra il sindaco di Roma Capitale, Virginia Raggi e l’ex amministratore delegato Ama, Lorenzo Bagnacani, sono seguiti i dubbi, gli interrogativi e le polemiche. «Spariti» dal dibattito i 18 milioni di euro dei servizi cimiteriali, che per mesi hanno tenuto banco nel braccio di ferro tra Comune (socio unico) e municipalizzata, si è alzato il sipario sui premi di produttività. Il «pressing» della Raggi sul manager chiamato da Grillo alla guida dell’Ama per modificare il bilancio 2017 sarebbe dovuto - secondo la versione ufficiale di Raggi e Campidoglio - all’erogazione dei premi di produttività. Una novità sulla quale però esistono, e si scontrano, versioni diverse. Ma soprattutto, a guardar bene le carte, di fatto questo «premio» riguarderebbe solo, o soprattutto, l’ex Ad Ama e la Raggi lo sapeva bene. Si tratta della delibera numero 58 del Consiglio di amministrazione Ama del 23 ottobre 2018 avente ad oggetto la «Determinazione degli obiettivi e dell’Indennità di Risultato dell’Amministratore Delegato per l’anno 2018». Con questa si stabilisce un compenso annuo lordo per l’Ad Ama di 40.239,2 euro e poi un’indennità di risultato composta da diversi fattori e obiettivi: 50% correlato al conseguimento di un Margine Operativo Lordo nell’esercizio 2018 pari a 120,5 milioni di euro; il 20% correlato all’ottenimento di un incremento della percentuale di Raccolta Differenziata rispetto alla produzione complessiva di rifiuti urbani; il 30% correlato agli obiettivi individuali relazionati agli asset strategici del Piano Industriale. «Solo il pieno raggiungimento di ciascun obiettivo - si legge nella delibera - consentirà l’accesso alla relativa intera quota di indennità di risultato (nei limiti del doppio del compenso omnicomprensivo percepito in qualità di amministratore delegato), mentre il parziale conseguimento consentirà la sola erogazione di una parte proporzionale al grado di raggiungimento del medesimo obiettivo». Nessun «premio a pioggia», dunque come sostenuto dal primo cittadino a fronte di un servizio ben visibile dalla finestra di ogni romano. Per quanto riguarda invece i premi di produttività dei lavoratori a fare chiarezza, Marino Masucci, segretario generale Fit Cisl, che nel giugno 2018 ha fatto parte del tavolo che ha sostanzialmente confermato l’accordo sindacale dell’anno precedente, ovvero i parametri di riferimento per l’erogazione di "incentivi" al personale. «Il premio di produttività dei lavoratori è legato a due parametri, il Margine Operativo Lordo, come previsto dal contratto nazionale, pari al 60% e la produttività che pesa per un 40%. Una cosa da chiarire - sostiene Masucci - è che questo premio di produttività non è legato all’utile di bilancio, determinato da altri fattori come ad esempio la situazione finanziaria di un’azienda, e quindi sarebbe stato comunque erogato, anche con un bilancio chiuso in passivo, cioè senza quei 17,5 milioni di euro cui si fa riferimento». In Campidoglio si parla di un’anticipazione di fatto già erogata e dunque la modifica al Bilancio che Bagnacani non avrebbe apportato sarebbe legata a questo. Un tecnicismo tuttavia smentito anche dal presidente di Federmanager, Giacomo Gargano: «Corre l'obbligo di precisare che i dirigenti di Ama non percepiscono da almeno dieci anni premi di produzione in aggiunta alla retribuzione ordinaria, sebbene maturati rispetto agli obiettivi tempo per tempo assegnati. A ciò si aggiunga che negli anni scorsi i dirigenti titolari delle posizioni economiche più elevate hanno rinunciato al 10% della propria retribuzione ordinaria». Ancora, come quasi a voler «sparare sulla Croce Rossa», l’ex Consigliera di amministrazione Ama, Vanessa Ranieri: «Mai e poi mai in questi lunghi mesi l’amministrazione ha fatto riferimento a premi aziendali. Anche nella delibera di Giunta che ha bocciato il bilancio non si fa mai riferimento a premi. Noi siamo stati mandati via il 18 febbraio, a quel punto il 19 il bilancio con i loro valori sarebbe potuto essere approvato. Come mai non è stato rifatto il bilancio come volevano loro? In ogni caso l’amministrazione ci ha chiesto una riformulazione del bilancio generica, non ci è stata chiesta una rettifica di poste specifiche». E ancora, la Ranieri, dopo aver ricordato di essere cofirmataria, insieme agli altri componenti del cda Andrea Masullo e Lorenzo Bagnacani, del primo esposto alla Procura di Roma del 6 novembre e di un altro alla Corte dei Conti del 18 febbraio, ha annunciato che valuterà «nelle sedi competenti» le parole della Raggi secondo la quale «avremmo redatto un bilancio irregolare. A valutare la querela contro l’ex Ad Bagnacani è invece la Raggi stessa, a detta del suo avvocato. E se ancora una volta, come da troppo tempo accade, sarà la magistratura - penale e contabile - a fare chiarezza, i grillini, dall’angolo delle polemiche, fanno sapere che è terminato l’esame dei curriculum e che a breve l’Ama avrà un nuovo Consiglio di amministrazione. La sorpresa nell’uovo di Pasqua, insomma. Si scoprirà poi se dolce o amara.