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Il Papa alla Via Crucis prega per migranti, prostitute e vittime della pedofilia

Davide Di Santo
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"I migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici"; "i piccoli feriti nella loro innocenza e nella loro purezza", chiaro riferimento agli scandali di pedofilia; l'ambiente vittima di "occhi egoistici e accecati dall'avidità e dal potere"; e "la Chiesa che si sente assalita continuamente, dall'interno e dall'esterno". Sono quattro delle 'croci' che Papa Francesco indica nel suo discorso-preghiera che conclude la via Crucis al Colosseo, il tradizionale rito che chiude il primo giorno del triduo di preparazione alla Pasqua. Parlando in mondovisione, il Pontefice indica "tutte le croci del mondo". Cita nell'ordine "le persone affamate di pane e di amore, le persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti; le persone assetate di giustizia e di pace; le persone che non hanno il conforto della fede; gli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine". E poi, appunto, "i migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici"; e "i piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza". Il Papa prosegue il suo elenco di 'croci del mondo': "la croce dell'umanità che vaga nel buio dell'incertezza e nell'oscurità della cultura del momentaneo"; "le famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno o dall'omicida leggerezza dell'egoismo".  E ancora, con un riferimento più specifico ai cristiani e alla Chiesa: "i consacrati che cercano instancabilmente di portare la luce di Dio nel mondo e si sentono rifiutati, derisi e umiliati"; "i consacrati che strada facendo hanno dimenticato il loro primo amore"; "gli emarginati e gli scartati perfino dai loro familiari e dai loro coetanei". Quindi, "le nostre debolezze, le nostre ipocrisie, i nostri tradimenti, i nostri peccati e le nostre numerose promesse infrante". E arriva, poi, il turno della "Chiesa che si sente assalita continuamente dall'interno e dall'esterno" e che "fatica a portare l'amore di Dio perfino tra gli stessi battezzati". Infine, "la nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall'avidità e dal potere". Davanti a tutte queste "croci del mondo", Papa Francesco nella sua preghiera finale chiede a Cristo di "ravvivare in noi la speranza della resurrezione e della definitiva vittoria contro ogni male e ogni morte", chiudendo il rito della Via Crucis al Colosseo. Papa Francesco al suo arrivo al Colosseo è stato accolto dalla sindaca di Roma Virginia Raggi. Il Pontefice si è intrattenuto qualche minuto con il primo cittadino e con suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e presidente dell'associazione 'Slaves no more'. Alla religiosa sono stati affidati i testi delle meditazioni, di cui protagonisti sono le vittime della tratta di esseri umani. Il Pontefice ha assistito al rito dal vicino colle del Celio. Un applauso dei fedeli lo ha accolto. Volontari, famiglie italiane e stranieri, missionari e religiose, un disabile e una donna che si è sottratta al giro della prostituzione con la figlia. Sono loro che portano la croce lungo le 14 stazioni della Via Crucis al Colosseo. Nella prima e ultima stazione a portare la croce è il vicario di Roma, il cardinale Angelo De Donatis. Nella seconda stazione una famiglia italiana: Antonio Lipari, Laura Amico, Gaia e Claudio. Nella terza, le suore Pallottine del Brasile e dell'India, suor Venicia Meurer e suor Lilly Nanat. Alla IV stazione sono i volontari dell'Unitalsi a portare la croce. Tra loro il disabile Costantino Fois, Con lui, Francesco Diella (barelliere) Maria Gisella Molina (sorella assistenza); Carla Capuano (sorella assistenza). Nella V stazione a portare la croce saranno Patrizia Mason, Laura Manzato e Laura Ferrario. Un'altra famiglia italiana, Stanizzi, sarà portatrice della croce nella VI stazione. Nella VII stazione la croce è portata dai polacchi Jakub Sniec e Roza Mika. Nella VIII Francesca Armogida e Giovanni Giuliani, mentre nella IX stazione la croce è sorretta da suor Anelia Gomez Da Paiva, missionaria della Consolata (consorella di suor Eugenia Bonetti), insieme a Lucia Capuzzi. Nella X stazione la croce è portata dalla suora Canossiana Josephine Sim, insieme alla nigeriana Patricia Ogiefa accompagnata dalla figlia Cristina Ogiefa. Nella IX stazione è suor Rita Giaretta a sorreggere la croce insieme a Ezekiel Joy (Casa Rut - Caserta). Nella XII stazione, suor Mihaela Elizabeta Balauca (Ponte Galeria) con Maria Leonor Jardon (Unità di strada). La croce della XIII stazione è invece portata da un missionario siriano, padre Francois Shamiyeh e da padre Theodorus Beta Herdistyan dei Frati di Terra Santa. A portare le torce invece due giovani italiani: Giovanni Settimio e Gianluca Silva. 

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