processo cucchi
Il superteste stringe la mano a Ilaria: "Mi dispiace"
Dopo aver terminato il suo esame di fronte ai giudici della Corte d'assise di Roma, il vicebrigadiere Francesco Tedesco, uno dei tre carabinieri imputati per omicidio preterintenzionale nel processo bis sulla morte di Stefano Cucchi, si è avvicinato alla sorella Ilaria, le ha stretto la mano e le ha sussurrato: "Mi dispiace". Rispondendo alle domande degli avvocati difensori dei suoi colleghi, Tedesco è tornato sulle reazioni di Cucchi durante la fase del pestaggio in caserma. «Dopo il primo schiaffo di Alessio Di Bernardo - ha spiegato il vicebrigadiere, ribadendo quanto già affermato nella precedente udienza - Stefano non ha avuto il tempo di lamentarsi, non ha gridato. È caduto in terra, come fosse stordito, e non ha urlato neppure dopo il calcio che gli è stato sferrato a terra da Raffaele D’Alessandro. Io mi sono preoccupato di allontanare i miei due colleghi da Cucchi. Poi, quando l’ho aiutato a rialzarsi, gli ho chiesto come stava e lui mi ha detto di stare tranquillo perché era un pugile. Ma si vedeva che non stava bene». «Di Bernardo e D’Alessandro si sono nascosti dietro le mie spalle per tutti questi anni - si è sfogato Tedesco in aula - Per dieci anni loro hanno riso e io ho dovuto subire, mi sono stancato. A differenza mia, non hanno mai dovuto affrontare un pm. L’unico ad affrontare la situazione e ad avere delle conseguenze ero io. In tutti questi anni l’unica persona che aveva da perdere ero io. Sono stato l’unico minacciato di essere licenziato». «Cominciai a maturare la convinzione di dover parlare il 30 luglio 2015, quando fui convocato dal pm ma ho voluto aspettare che uscissero le annotazioni mie falsificate e cancellate per corroborare le mie parole» ha spiegato il carabiniere, accusato anche di falso e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini. Mentre il militare Vincenzo Nicolardi risponde solo di calunnia.