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Delitto Sara Di Pietrantonio, Cassazione: "Dare l'ergastolo all'ex"

Sara Di Pietrantonio

I magistrati chiedono un nuovo processo per l'ex vigilantes che uccise e diede fuoco alla fidanzata che lo aveva lasciato

Silvia Sfregola
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Vincenzo Paduano sarà nuovamente processato in appello per rideterminare, e aggravare, la condanna già ricevuta a 30 anni di carcere. È la decisione della prima sezione penale della Cassazione, che ha accolto le richieste della procura generale nei confronti dell'omicida, reo confesso, di Sara Di Pietrantonio. Nel nuovo processo di appello il reato di stalking nei confronti della giovane sarà valutato come reato autonomo e non più assorbito nell'omicidio. Questo porterà ad una pena più severa. Al momento della lettura del dispositivo, in aula c'erano i genitori e alcuni familiari e amici della ragazza strangolata e bruciata la notte del 29 maggio del 2016, vicino a Ponte Galeria, alla periferia est di Roma. Visibilmente commossi, si sono abbracciati per una decisione che prolunga ancora l'attesa di giustizia, ma riconosce le persecuzioni psicologiche subite dalla giovane nei mesi che precedettero la tragedia. «Spero che tutto questo, aprirà un filone anche per tutte le ragazze che si trovano ogni giorno nella condizione in cui si è trovata mia figlia», dice con gli occhi che brillano e un filo di voce Concetta Raccuia, la mamma di Sara, determinata ad andare fino in fondo nella speranza che il suo dolore senza fine possa almeno essere utile a salvare altre vittime. Sara e Paduano erano stati insieme per un paio di anni, allontanandosi e riavvicinandosi a più riprese, fino a quando Sara, all'inizio di maggio del 2016, lo aveva lasciato definitivamente. Il 28 maggio, i due si erano visti nel pomeriggio, a casa di lei, avevano parlato, e Sara aveva ribadito che era davvero finita: stanca di quella storia malata, fatta di continue pressioni psicologiche e folli gelosie da parte di lui, era riuscita a dire basta a un amore che di amore non aveva nulla, e la faceva stare male. Poche ore dopo, sabato notte, mentre era di turno come vigilantes nel quartiere Eur di Roma, Paduano ha lasciato il posto di servizio ed è andato sotto casa del giovane che Sara da poco frequentava. Ha aspettato che lei riportasse a casa il ragazzo, e quando si è allontanata in auto, Paduano l'ha seguita. Sara inizialmente non si è accorta di nulla, ha mandato con il telefono un messaggio alla madre comunicandole che di lì a poco sarebbe arrivata a casa. Pochi istanti dopo Paduano, alla guida dell'auto, la affiancava e speronava, costringendola a fermarsi. I due sono scesi dall'auto e hanno discusso. Sono stati visti da alcuni passanti, prima che lui la uccidesse, strangolandola, e le desse fuoco. Alle 5 del mattino, dopo una segnalazione per l'auto in fiamme, sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno trovato a duecento metri dai resti del veicolo bruciato, il corpo semicarbonizzato di Sara. Gli agenti della squadra mobile hanno sentito i genitori della giovane, il ragazzo che frequentava, gli amici più stretti: subito è emerso che Paduano la tormentava da tempo con telefonate continue e di recente l'aveva pedinata in almeno un'occasione. Sara era preoccupata per la morbosità con la quale il suo ex fidanzato voleva tornare ad ogni costo con lei, ma forse non lo riteneva pericoloso, tanto che anche poche ore prima dell'omicidio si erano visti, per un chiarimento. L'ultimo, prima della follia omicida che l'avrebbe uccisa. 

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