De Vito resta in carcere: il Riesame respinge il ricorso
L'ex presidente dell'Assemblea capitolina arrestato il 20 marzo scorso per corruzione
Resta in carcere Marcello De Vito, l'ex presidente dell'Assemblea capitolina arrestato il 20 marzo scorso per corruzione e traffico illecito di influenze nell'ambito dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma che dovrebbe sorgere nell'area di Tor di Valle. Il tribunale del Riesame ha respinto l'istanza della difesa e confermato il carcere anche per l'avvocato Camillo Mezzacapo ritenuto dai pm l'intermediario di De Vito, nonché il suo "procuratore" di affari illeciti. Il "mister preferenze" romano del Movimento 5 Stelle avrebbe sfruttato la favorevole congiuntura politica che vede per la prima volta i grillini al governo del Paese e della Capitale – definita dagli indagati come "l'allineamento della cometa di Halley" – per arricchirsi con i soldi di tre dei più importanti imprenditori che hanno interessi nella città: Luca Parnasi, i fratelli Toti e Giuseppe Statuto. Secondo il giudice Maria Paola Tomaselli che ne ha ordinato l'arresto, su richiesta dei pm Paolo Ielo, Barbara Zuin e Luigia Spinelli, le azioni di De Vito "risultano lucidamente indirizzate a una professionale mercificazione della pubblica funzione svolta". Il Tribunale del Riesame ha confermato anche la misura degli arresti domiciliari emessi sempre il 20 marzo scorso nei confronti dell'architetto Fortunato Pititto, "inserito in modo stabile all'interno del gruppo imprenditoriale che fa capo a Giuseppe Statuto", e del commerciante di auto di lusso Gianluca Bardelli, anche lui accusato di corruzione perché, "pur non rivestendo ruoli pubblici – si legge nell'ordinanza di arresto – ha dimostrato di avere concreta capacità di intervento su pubblici ufficiali, costituendo lui stesso uno dei canali impiegati da De Vito e Mezzacapo per potere condizionare le decisioni della pubblica amministrazione".