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Il Movimento 5 comete

Massimiliano Lenzi
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La Cometa di Halley, sì ma al contrario perché nelle intercettazioni che di fatto aprono, politicamente, la questione morale dei 5 Stelle, di comete ce ne sono poche se non in caduta. «Questa congiunzione astrale... è tipo l'allineamento della cometa di Halley, hai capito? Cioè è difficile secondo me che si riverifichi così... e allora noi, Marcè, dobbiamo sfruttarla sta cosa, secondo me, cioè guarda... ci rimangono due anni». Questa intercettazione tra l'avvocato Camillo Mezzacapo e il 5 Stelle romano Marcello De Vito (entrambi finiti ieri agli arresti con l'accusa di corruzione e traffico illecito di influenze) che risale al 4 febbraio scorso - in attesa di vedere come finirà processualmente - innesca una crisi politica nei grillini che ha il sapore del contrappasso. Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 stelle, ha espulso a tempo di record Marcello De Vito, saltando di colpo tutte le forme possibili sulla presunzione di innocenza. Ma questa cacciata lampo non sarà sufficiente a cancellare il danno politico fatto. Con la notizia di ieri dell'inchiesta «Congiunzione astrale» infatti, a livello di comunicazione politica, la verginità grillina è persa: d'ora in poi non esisterà più la diversità a 5 Stelle e per sedurre gli elettori (in parte già in fuga da un po', almeno stando ai sondaggi e alle regionali in Abruzzo e Sardegna) servirà qualcos'altro. Non si tratta di una cometa, questo è certo, e neppure di una congiunzione astrale (se non fantozziana) ma questo intoppo nella moralità integerrima di un mondo potrebbe perfino rivelarsi una buona occasione per i 5 Stelle. Siamo impazziti? No. E proviamo a spiegarlo. Quale partito o movimento politico ha fatto del proprio programma un unico caposaldo, ovvero il mantra del «noi siamo onesti»? Nessuno. Per questo l'uscita dall'immobilismo della moralità, oltreché aprire un canyon nella identità grillina potrebbe segnare l'annozero di una occasione: costruire finalmente un programma ed una idea di Paese che vada oltre la rivendicazione di un semplice aspetto di onestà. Nella nostra storia nazionale, di esempi di programmi costruiti sulla onestà, e poi naufragati per mancanza di forza nel progetto politico, ne esistono diversi. Uno risale al secolo scorso, anno 1991, era d'autunno, alla vigilia della esplosione di Tangentopoli. In quel tempo il repubblicano Giorgio La Malfa lanciò, anche con l'appoggio di un giornale di peso come La Repubblica (allora diretta da Eugenio Scalfari), il partito degli onesti. Vasto programma, avrebbe chiosato il generale De Gaulle. Perché in un partito può capitare che entri qualche disonesto ma questo, se i programmi sono buoni, non dovrebbe invalidare la buona fede di un progetto politico. Nel decalogo programmatico di quel partito degli onesti c'erano delle sonore castronerie ma anche idee interessanti come, ad esempio, il contingentare sulla immigrazione i nuovi ingressi in poche migliaia per alcuni anni, soltanto per coprire l' offerta di lavoro. Oppure come l'alternanza al governo, perché nell'inamovibilità degli uomini politici sta la garanzia della loro impunità. L'aver qualificato, con un carattere solo morale, il partito degli onesti, si rivelò la ragione del suo stesso fallimento. Per questo oggi, Di Maio, dopo la caduta della cometa di Halley, dovrebbe allargare la risposta politica oltre la semplice rivendicazione di onestà. Dato che essere soltanto onesti non significa saper governare. Anzi.

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