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All'asta il cinema progettato da Morandi

Paolo Zappitelli
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Chi si aggiudicherà l'asta potrà portarsela via con poco più di un milione. L'equivalente del prezzo di un appartamento appena appena di lusso. Qui però si tratta di un intero cinema da 800 posti, perfettamente conservato e con gli arredi originali. Si tratta della ex sala «Africa», nel quartiere Africano, poi diventata negli anni «Vip» e «Apollo» fino alla chiusura nel Duemila. Era il periodo in cui iniziava la crisi dei cinema, con il tentativo di salvare il salvabile trasformandole in multisala. Idea che aveva tentato anche il produttore e distributore Giovanni Di Clemente, morto un anno fa. Ma era stato «bruciato» sul tempo dal proprietario del Lux, poco distante, che aveva fatto la stessa operazione. E a quel punto aveva desistito chiudendo tutto. Oggi, dopo 19 anni, il cinema va all'asta. Il 20 marzo si apriranno le buste e si vedrà chi sarà il nuovo proprietario. Ma la preoccupazione di appassionati, urbanisti e una parte degli abitanti del quartiere è che l'ex Apollo subisca la stessa sorte di altri cinema, trasformati in garage o supermercati. E molte delle offerte vanno proprio in quella direzione anche se non manca chi ha presentato progetti per ristrutturarlo e conservarlo come sala cinematografica. Italia Nostra è comunque pronta a chiedere di mettere sotto tutela la struttura per evitare il cambio di destinazione d'uso. Anche perché in questo caso si tratta di un progetto dell'architetto Morandi (lo stesso del ponte di Genova) che ha «disegnato» un locale abbastanza particolare per l'epoca: niente separazione tra platea e galleria, divise solo da un piccolo «sbalzo» con una ringhiera, e una sala che si sviluppa molto in larghezza, ad anfiteatro. E infatti in una delle ultime aperture era stata usata proprio per un allestimento di uno spettacolo teatrale. All'interno tutto è rimasto come era vent'anni fa anche se coperto da una patina di polvere. Ci sono le poltroncine di velluto rosso, addirittura i proiettori con inserite ancora le pellicole, il bancone per il montaggio, il magazzino con accatastare le pizze con i positivi dei film, da «Gorki Park» a «Speriamo che sia Femmina» con il quale Giovanni Di Clemente vinse nel 1986 i David di Donatello per le categorie miglior produttore e miglior film. I negativi, invece, sono stati recuperati e messi all'asta per 700 mila euro. Ma non è stata presentata alcuna offerta e così la società ha deciso di riprovare dividendoli in due lotti per rendere più facile l'eventuale acquisto.

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