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Caos edilizia agevolata: "Affrancazione unica via d'uscita"

A Palazzo Spada l'incontro promosso dall'Unione nazionale avvocati enti pubblici

Attilio Ievolella
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L'affrancazione come unica possibile via d'uscita dalla crisi provocata a Roma dalla complicata e controversa gestione della vendita delle case costruite in edilizia agevolata. Questo il concetto emerso a chiusura del convegno svoltosi quest'oggi nella Capitale, a Palazzo Spada - sede del Consiglio di Stato –, a pochi passi da Campo de' Fiori. A esprimerlo in maniera chiara, una volta concluso il confronto sulla questione abitativa – promosso dall'Unione nazionale avvocati enti pubblici, coinvolgendo il Consiglio nazionale forense, il Consiglio notarile di Roma e l'Ordine avvocati di Roma – sono stati l'assessore all'Urbanistica del Comune, Luca Montuori, e Andrea Magnanelli, esponente dell'Avvocatura Capitolina. Il membro della giunta Raggi ha difeso la soluzione proposta in Parlamento, cioè consentire anche ai vecchi proprietari di pagare la cifra prevista per l'affrancazione e liberare così gli immobili dal vincolo relativo al prezzo massimo di cessione fissato nelle convenzioni originarie. «Ci troviamo di fronte a una vicenda complicata, a una vera e propria emergenza, che ora va risolta: l'affrancazione è lo strumento giusto. E non azzardiamoci a parlare di condono…», ha spiegato Montuori. Identica posizione per l'avvocato Magnanelli, il quale ha tenuto a sottolineare che l'affrancazione è già prevista – grazie a un provvedimento del Comune di Roma – e quindi non è una novità quella prevista nell'emendamento approdato in Senato e firmato da Emiliano Fenu, esponente del Movimento Cinque Stelle. «Ciò che conta oggi è affrontare un'emergenza sociale, che sta diventando una vera e propria guerra tra poveri», ha sottolineato Magnanelli, facendo riferimento alla lotta tra venditori e acquirenti, lotta che si sta concretizzando in un corposo contenzioso che vede in ballo per ogni immobile centinaia di migliaia di euro. Più precisamente, si parla del denaro in eccesso versato da chi ha acquistato gli immobili di edilizia agevolata, pagando un prezzo nettamente superiore a quello massimo fissato nelle convenzioni. All'epoca, cioè prima della decisione con cui la Cassazione ha stabilito che il prezzo massimo non poteva essere ignorato, secondo Magnanelli «le compravendite sono avvenute in buonafede e in una situazione di incertezza» a livello normativo e «chi ha comprato, ha accettato il prezzo, ritenendolo giusto». Quindi, sempre secondo il componente dell'Avvocatura Capitolina, «non si può parlare di speculazione edilizia». E sulla gestione poco efficiente dell'edilizia agevolata Montuori ha tenuto a respingere l'ipotesi di possibili colpe del Comune di Roma. Piuttosto, «dovranno essere i giudici a verificare eventuali responsabilità di singoli funzionari», ha chiosato l'esponente della giunta Raggi, facendo riferimento ai ‘nulla osta' che nel passato autorizzavano i singoli assegnatari degli immobili a concludere vendite a prezzo di mercato. Impossibile invece conoscere il parere del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ospite previsto ma assente al convegno.

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