Desirée, crolla l'accusa di omicidio
Per il Riesame i pusher Sisco e Ibrahim non sono colpevoli della morte della 16enne. Restano però in carcere per spaccio e stupro
Crolla l'impianto accusatorio della Procura di Roma sul delitto di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina morta il 18 ottobre scorso nell'edificio abbandonato di via dei Lucani 22, nel quartiere romano di San Lorenzo. Il Tribunale del Riesame, chiamato a pronunciarsi sulle esigenze cautelari, ha ritenuto che al momento non ci siano elementi probatori sufficienti per dimostrare che il nigeriano Chima Alinno (detto Sisco) e il senegalese Brian Minteh (detto Ibrahim) siano responsabili dell'omicidio di Desirée. I giudici, accogliendo parzialmente l'istanza di scarcerazione presentata dai loro legali (a partire dall'avvocato Giuseppina Tenga, che difende Sisco), hanno "alleggerito" anche la contestazione sulla violenza sessuale, ritenendo che non si sia trattato di uno stupro di gruppo, ma di abusi commessi singolarmente. Sia Sisco che Ibrahim restano comunque in carcere per l'accusa di spaccio e cessione di stupefacenti e per la violenza sessuale sulla minorenne. A questo punto la pronuncia del Tribunale della Libertà crea un precedente anche per gli altri due africani indagati nel delitto. Domani, infatti, ci sarà l'udienza del Riesame per il senegalese Mamadou Gara (detto Paco); mentre il legale del quarto fermato in ordine temporale, il ghanese Yusif Salia (detto Youssef), non ha ancora presentato richiesta di scarcerazione. Intanto, sempre domani, si terrà l'udienza di convalida del fermo nei confronti di Marco Mancini, il 36enne romano accusato di aver ceduto psicofarmaci a Desirée.