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Carcere per Salia, ma solo per lo stupro e non per omicidio

Via dei Lucani

Convalidato l'arresto del ghanese scappato in Puglia. Il gip nell'ordinanza: "Cinico e crudele"

Valeria Di Corrado e Silvia Mancinelli
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Yusif Salia ha mostrato "un'indole crudele e cinica" nei confronti di Desirée Mariottini. Per questo il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Foggia, Armando dello Iacovo, ha ordinato la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del 32enne ghanese scappato in Puglia il giorno dopo la morte della sedicenne di Cisterna di Latina. Non solo, infatti, Yusif (detto Youssef) non ha chiamato i soccorsi, quando si è accorto che la ragazzina era agonizzante, ma ha fatto desistere anche chi, tra le persone presenti il 18 ottobre nel capannone abbandonato di via dei Lucani, aveva proposto di telefonare al 118. La frase che alcuni testimoni gli hanno sentito pronunciare: "Meglio che muore lei, che noi in galera" – secondo il gip – denota la sua "indole crudele e cinica" e, di conseguenza, "il rischio di recidiva". Ieri il magistrato ha convalidato sia il decreto di fermo spiccato dalla Procura di Roma con l'accusa di omicidio, stupro di gruppo e cessione di sostanze stupefacenti, in concorso con gli altri tre africani rintracciati dalla polizia nella Capitale tra mercoledì e giovedì; sia l'arresto in flagranza per il possesso di 11 chili di marijuana, 200 grammi di hashish, due buste di resina, 4 dosi di metadone e una pistola giocattolo trovati nella baracca dove si era rifugiato, all'interno dell'immensa tendopoli abusiva che si trova accanto al Centro di accoglienza per rifugiati di Borgo Mezzanone. Per evitare che i suoi connazionali, vedendo arrivare le volanti, lo allertassero, inducendolo alla fuga, gli agenti della Squadra mobile di Foggia venerdì scorso sono stati costretti a nascondersi dentro un'ambulanza, che, come un "cavallo di Troia", ha trasportato i poliziotti, al comando del dottore Roberto Pititto, davanti all'entrata della baracca. Dopo aver inizialmente opposto resistenza, Youssef alla fine è stato costretto ad arrendersi. A differenza di quanto deciso sabato dal gip del Tribunale di Roma, Maria Paola Tomaselli, nei confronti dei senegalesi Mamadou Gara (detto Paco) e Brian Minteh (detto Ibrahim), e del nigeriano Chima Alinno (detto Sisco), il giudice di Foggia ha... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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