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Desirée, il papà non si dà pace: "Ho provato a salvarla dai pusher"

"Una bambina tranquilla fino alle medie, poi sono arrivati quei tossici..."

Valeria Di Corrado e Silvia Mancinelli
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Il tentativo disperato di salvare la figlia, i due schiaffoni volati per l'esasperazione. E poi l'allontanamento forzato, un destino beffardo che punisce l'uomo già noto per droga e la notizia appresa solo dalla polizia all'indomani della morte della figlia. Sono le 13,20 del 23 ottobre quando, al commissariato San Lorenzo, viene ascoltato Gianluca Zuncheddu, il papà naturale della sedicenne Desirée Mariottini. “Pur non avendo riconosciuto mia figlia all'atto della sua nascita, mi sono sempre interessato al suo mantenimento - inizia il trentottenne -. Non ha mai avuto alcun tipo di problema e ha regolarmente frequentato la scuola fino alla terza media nel comune di residenza. Successivamente è stata iscritta presso l'Istituto agrario di Latina, dove ha frequentato, con esito infruttuoso, solo il primo anno degli studi. Durante la frequentazione dell'Istituto, ha letteralmente mutato il suo comportamento in famiglia e le abitudini di vita”. Da lì, dunque, la decisione di abbandonare gli studi "anche in considerazione del fatto che il primo anno era stata respinta", precisa Zuncheddu, e la discesa velocissima verso il baratro.“(...) Sono venuto a conoscenza che Desirée era solita accompagnarsi a cittadini stranieri nella zona delle  autolinee di Latina, ritrovo di tossicodipendenti e spacciatori - continua -. Circa due o tre mesi fa (...) mi  recavo lì per vedere di persona le frequentazioni di mia figlia; infatti, per due volte, la trovavo in compagnia di  coetanei, intenta a bivaccare e, in  una di queste  circostanze, la notavo con  una bottiglia  di vino. Al fine di dissuaderla, le toglievo di mano la bottiglia e la invitavo a seguirmi perché non avevo alcuna intenzione di asciarla in quel posto. In quel ;momento un gruppo di stranieri lì presenti, contrariati dal mio intervento, mi venivano contro  allo scopo di trattenere con  loro mia figlia. In ragione di ciò rompevo la bottiglia di vino per difendermi dal gruppo di giovani che, se  non  erro, erano tre o quattro. Nell'infrangere con forza la bottiglia mi procuravo una vistosa lesione alla mano destra, tanto da costringermi  ad allontan armi  dal posto, allo scopo di medicare la mano  che perdeva sangue. Desirée, spaventata da  quello che mi era accaduto, si allontanava recandosi a casa della  madre”. Il padre sapeva, dunque, aveva provato a salvarla dal suo destino. “La madre mi  ha... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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