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Chieste condanne per il factotum di casa Sordi e per gli altri imputati

Alberto Sordi

La decisione del pubblico ministero Eugenio Albamonte

Francesco Fredella
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È il giorno dei giorni. Uno di quelli tanto attesi per i parenti di Alberto Sordi, circa una quarantina. Loro - chiamati in causa dalla Procura diversi anni fa, proprio quando si è aperta la complicata vicenda legata all'eredita milionaria dell'attore romano -hanno impugnato il testamento di Aurelia Sordi (redatto nel 2011). Una faccenda complessa, che si è aggrovigliata con il passare del tempo tra risvolti civilistici e penali. Alberto dopo la morte non aveva fatto testamento e sua sorella Aurelia era diventata di fatto erede di un enorme patrimonio. Nel 2011, secondo la versione dei parenti e del medico di fiducia Dr. Porzio, avrebbe iniziato a presentare sintomi di una demenza degenerativa. Con un testamento, redatto probabilmente tra il 2011/2012, Aurelia ha nominato come erede la terza Fondazione Sordi (non voluta dall'attore), ma costituita ad hoc da lei stessa prima di morire. Era lucida? Erano queste le reali volontà di Alberto? Domande e dilemmi difficili da risolvere. Inoltre Aurelia, anni addietro, aveva firmato una procura con cui Artadi, autista e factotum di Sordi, avrebbe potuto disporre dei suoi beni. È stato il direttore della banca di Sondrio a notare strani movimenti e ad allarmare tutti. La magistratura ha voluto vederci chiaro aprendo un'inchiesta.  Stamattina al tribunale di Roma la requisitoria del pm Eugenio Albamonte che, in aula, ha chiesto una condanna a 4 anni e una multa di 2500 euro per il notaio Gabriele Sciumbata e per l'avvocato Francesca Piccolella mentre 3 anni e 5 mesi per l'autista Arturo Artadi (factotum di casa Sordi). Due anni e 300 euro di multa sono stati chiesti invece per l'avvocato Carlo Farina. Per gli altri imputati, si tratta del personale di servizio che secondo l'accusa avrebbe goduto di donazioni di denaro da parte di Aurelia Sordi, chieste condanne per due anni e sei mesi e 5000 euro di multa. I parenti di Sordi, circa quaranta, tuonano contro la Fondazione (la terza che gestisce la casa di Caracalla) e contro gli imputati del processo. Secondo i parenti di Albertone, Aurelia non sarebbe stata in grado di decidere sul grande patrimonio perché affetta da demenza degenerativa. Tesi, tra l'altro, avallata anche dal dr. Rodolfo Porzio (medico di fiducia di Sordi) che ha raccontato ai magistrati - e stamattina lo ha ribadito in tv a Storie italiane - di “essere stato allontanato con una diffida da quella casa dopo la morte di Alberto e di aver notato che Aurelia soffriva di allucinazioni”.

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