I "disperati" della Diciotti spariti, cinquanta migranti non si trovano più
Il Viminale annuncia la scomparsa volontaria. Lega all'attacco: "Non scappano dalla fame". La Caritas: "Non è una fuga, non sono in carcere"
Dileguati. Circa 50 migranti "sbarcati dalla nave Diciotti e affidati alla Cei o al centro di Messina" sono irreperibili. È il Viminale ad annunciare la "scomparsa volontaria" di alcuni dei 144 sbarcati a Taranto, dopo nove giorni di fermo sull'imbarcazione: "Erano così disperate che hanno preferito rinunciare a vitto e alloggio garantiti per andare chissà dove - attaccano i sottosegretari all'Interno, Stefano Candiani e Nicola Molteni - È l'ennesima prova che chi sbarca in Italia non sempre scappa dalla fame e dalla guerra, nonostante le bugie della sinistra e di chi usa gli immigrati per fare business". A rincarare la dose lo stesso titolare dell'Interno, Matteo Salvini: "È l'ennesima conferma che non tutti quelli che arrivano in Italia sono 'scheletrini che scappano dalla guerra e dalla fame'. Lavorerò ancora di più per cambiare leggi sbagliate e azzerare gli arrivi". Il numero degli "irrintracciabili", spiegano fonti del Viminale, è destinato a "essere più consistente". Al momento, secondo le prime verifiche, sei si sono allontanati il primo giorno di trasferimento, e provengono dalle Isole Comore, due sono eritrei, destinati alla Diocesi di Firenze, mentre per altri 19 l'allontanamento è stato riscontrato il tre settembre, 13 erano destinati a varie diocesi. Dei primi 40 migranti scomparsi quattro si sono allontanati da Messina, altri da Rocca di Papa. Sempre secondo fonti del ministero i migranti, tutti identificati con rilievi fotodattiloscopici e inseriti in un sistema digitale europeo, si erano limitati a 'manifestare l'interesse per formalizzare la domanda d'asilo'. La Caritas non rimane silente. Interpellata da LaPresse non nega la scomparsa, "che qualcuno non si era reso reperibile lo sapevamo, pensavamo si potessero rintracciare". A parlare è don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, che aggiunge "Sappiamo che questa tipologia di persone è difficile, per le storie che ha alle spalle". Don Soddu si dice preoccupato dalle difficoltà che potrebbero trovare, "non tanto rispetto all'allontanamento in sé, perché - precisa - non erano detenuti, ma perché troverebbero altri canali non facilitanti rispetto allo status di rifugiati. Questi migranti non volevano rimanere in Italia, volevano ricongiungersi con parenti e amici che erano in altri Paesi". A chi accusa i migranti di non essere "abbastanza disperati", don Soddu replica: "Ho visto gli occhi di queste persone e ho intuito storie terribili. Non posso dire che non abbiano avuto dei problemi. Poi ognuno è libero di portare acqua al suo mulino e di dire ciò che vuole".