Chiusa l'inchiesta
Metro C, in 25 rischiano il processo: "Rubati 230 milioni"
Chiusa l'inchiesta della Procura di Roma sulla linea C della metropolitana. Sono 25 le persone che rischiano il rinvio a giudizio con l'accusa, a seconda delle posizioni, di truffa, falso e corruzione. Nell'elenco ci sono anche l'ex sindaco Gianni Alemanno, il suo ex assessore ai Lavori pubblici Antonio Aurigemma, l'ex assessore ai Trasporti in epoca Marino Guido Improta e l'ex super burocrate del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza. Due i passaggi amministrativi attorno ai quali ruotano i reati contestati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto procuratore Erminio Amelio: la firma dell'atto transattivo del 6 settembre 2011 e quella dell'atto attuativo del 9 settembre 2013. Nel primo caso, otto tra responsabili e dirigenti di Roma Metropolitane srl (la società appaltante partecipata dal Campidoglio) e del consorzio Metro C (il general contractor che si era aggiudicato i lavori per la realizzazione della linea) avrebbero "riportato fraudolentemente (facendo falsamente apparire reale) l'importo complessivo delle riserve iscritte per 1.394.970.000 euro fino al 28 febbraio 2011", "con il deliberato proposito – si legge nel capo d'imputazione – di far apparire la convenienza economica dell'accordo transattivo raggiunto sulla base di 230 milioni". Così facendo, avrebbero "indotto in errore il Cipe (che ha autorizzato il pagamento con una delibera), lo Stato, la Regione Lazio e il Comune di Roma, e "procurato un ingiusto profitto" di 230 milioni ai costruttori e un egual danno per gli enti pubblici co-finanziatori. Incalza e Improta, insieme ai vertici di Roma Metropolitane e del consorzio Metro C, sono invece accusati di aver "rappresentato falsamente la possibilità del finanziamento dell'ulteriore importo di 90 milioni" con la firma dell'atto attuativo. Pagamento "non dovuto in quanto parte frutto di un precedente accordo illecito (accordo transattivo) e in parte relativo a importi economici novativi", "non riuscendo nell'intento per cause indipendenti dalla loro volontà". Sulla stessa vicenda, molti degli attuali indagati dalla Procura penale sono a processo davanti alla Corte dei conti del Lazio per rispondere di un danno erariale pari a 221 milioni per "l'anomalo andamento dei lavori", pari alla somma che ha consentito al consorzio Metro C "di ottenere ricavi enormi per il solo fatto di avere i cantieri aperti", senza cioè fornire alcuna utilità all'amministrazione pubblica. La linea C è ancora "monca": al momento, infatti, è stato completato solo la tratta che da Montecompatri, alla periferia est della città, arriva a San Giovanni, dove si congiunge con la linea A. Ancora da ultimare, ma già finanziata, la fermata che arriverà fino al Colosseo, collegando la linea C con la B.