Un altro poliziotto condannato per aver fatto il proprio dovere
Otto mesi in appello per un inseguimento mortale
Otto mesi di reclusione per omicidio colposo con eccesso colposo dell'uso legittimo delle armi putativo e per un evento diverso da quello voluto. È la condanna decisa per il poliziotto Michele Paone dai giudici della Corte d'Appello che ieri hanno ribaltato la sentenza del giudice monocratico capitolino che quattro anni fa lo aveva assolto con la formula «perché il fatto non costituisce reato», riconoscendo l'uso legittimo dell'arma. Era il 30 luglio del 2011 quando Bernardino Budroni, inseguito da una volante dalla Tuscolana fino al Grande Raccordo Anulare, morì colpito da uno dei due proiettili esplosi dall'agente Michele Paone. La vittima, muratore 39enne, fuggiva dalla volante chiamata dall'ex fidanzata, che già lo aveva denunciato per stalking. La donna chiamò per l'ennesima volta terrorizzata il 113: raccontò di essersi barricata nel suo appartamento in via Quintilio Varo mentre Budroni, accecato dalla gelosia, minacciava di sfondare la porta. Passarono ore prima che l'uomo decidesse di allontanarsi per evitare la polizia. Era solo l'inizio dell'incubo. La donna corse al vicino commissariato per presentare denuncia, ma durante la notte l'uomo si ripresentò nel palazzo, armato di un martello usato per il lavoro di manovale. In preda all'ira, danneggiò il portone e l'ascensore tentando di aggredire il padre della ex che aveva più volte provato a calmarlo. Alla vista dei poliziotti, fuggì nonostante i lampeggianti accesi e le sirene della volante alle calcagna. SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI