le intercettazioni
"A Roma semo i più forti. Nessuno ci rompe il c..."
"Funziona come giù da voi in Calabria la famiglia nostra". "Noi a Roma siamo i primi che hanno preso l'associazione a delinquere mafiosa". I Casamonica non avevano le nozioni di diritto per capire che l'articolo 416 bis gli è stato contestato dalla Procura capitolina oggi, per la prima volta; ma sicuramente avevano coscienza e consapevolezza della loro forza criminale. "Si vantavano di questa cosa che sono mafiosi", conferma un testimone di giustizia. Tanto che altre organizzazioni, con una storia mafiosa alle spalle più pesante (come camorra, 'ndrangheta e cosa nostra), sapevano bene che non dovevano pestargli i piedi nel loro territorio. "Non ci si va a pizzicare tra cani", spiega un Casamonica. Salvo poi confermare la loro supremazia sulla città: "A Roma semo i più forti!". "A Roma ci stanno i Casamonica e basta. Nessuno ci viene a rompere il c...". La forza numerica del clan, composta da centinaia di cugini, fa la differenza. "Un gruppo di romani davanti ai Casamonica non sono nessuno, anche se sparano. Perché sono tanti", racconta con cognizione di causa un testimone di giustizia membro di una famiglia di 'ndrangheta. "Manco sotto tortura denuncerò la famiglia più pericolosa d'Italia. Sono veramente animali che squartano le persone. Me sparano in testa. So' zingari, so' tanti e so' dappertutto", conferma una delle vittime. "Se devo comprarmi la tranquillità e devo dare una o due piotte, gliele dò", confessa in un'intercettazione un altro dei soggetti strozzati dall'usura. C'è un'intercettazione risalente al 2000, parte di un'altra indagine finita con condanna, in cui un membro del clan spiega bene questo concetto: "Tu quando dici Casamonica a Roma hai detto qualcosa. La gente a Roma ci conosce tutta. Sei milioni di persone ci conoscono".