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Una figuraccia tira l'altra, M5S ko su via Almirante

La mozione contro l'intitolazione non va in Aula. Serve il via libera di tutti i partiti: FdI si sfila e salta tutto

Susanna Novelli
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Detto, fatto. Fratelli d'Italia aveva promesso battaglia sulla clamorosa retromarcia imposta dal sindaco Virginia Raggi alla sua maggioranza sull'intitolazione di una via della Capitale allo storico leader del Msi, Giorgio Almirante. La mozione preparata dai redenti Cinquestelle, e firmata dalla stessa Raggi, che vieta nella toponomastica capitolina i nomi di persone lega- te al fascismo o che abbiano espresso o rappresentato idee razziali e antisemite, non è stata discussa in Assemblea capitolina. Il motivo? Per inserirla «fuori sacco», ovvero fuori dall'ordine dei lavori del Consiglio comunale già convocato, occorreva l'unanimità dei capigruppo. Un «favore» insomma che Fabrizio Ghera, capogruppo Fdi e Rachele Mussolini, capogruppo della Lista Civica con Giorgia, proponenti della mozione approvata la scorsa settimana, e dunque del via libera a dedicare una strada ad Almirante, non hanno proprio voluto concedere. A sottolineare la scelta un flash mob durante la sospensione dei lavori degli stessi consiglieri capitolini che hanno esposto due targhe di cartone con la scritta «Via Giorgio Almirante, patriota (1914-1988)». «Come avevamo preannunciato - ha spiegato Ghera - non si voterà alcuna contromozione dei 5 stelle, in quanto non vi è condivisione tra i gruppi e noi non siamo d'accordo. Almirante - ha poi aggiunto il capogruppo di FdI - è una figura che in Italia è riuscita a portare la destra italiana verso l'accettazione completa della democrazia e non ha mai fatto atti né discriminatori, né antisemiti alla guida del Msi. Quello della Raggi e della sinistra è un delirio». La contromozione dunque dovrà attendere, probabilmente sarà discussa martedì prossimo. Pochi dubbi sulla sua approvazione finale, considerato l'imbarazzante «mea culpa» di qualche consigliere grillino: «Abbiamo fatto un errore», ha ammesso Pietro Calabrese. Un errore dovuto alla «distrazione» dell'inchiesta sullo Stadio della Roma che vede indagato proprio l'autosospeso capogruppo pentastellato. E la storia grida vendetta.

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