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Stadio della Roma, indagato anche Malagò. Cena segreta Parnasi-Giorgetti-Lanzalone: “Facciamo questo governo”

Il presidente del Coni Giovanni Malagò

Valeria Di Corrado e Augusto Parboni
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Cinque giorni dopo le elezioni, l'imprenditore romano Luca Parnasi e l'ex presidente di Acea Luca Lanzalone si muovono dietro le quinte per fare in modo che venga sancito il patto Lega-Cinque Stelle. "Oggi decidiamo una cosa... dobbiamo fare di tutto perché ci sia un governo, sei d'accordo?", chiede Parnasi in'intercettazione estrapolata dall'indagine "Rinascimento" dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma, coordinati dai pm Paolo Ielo e Barbara Zuin. "Ma secondo me è inevitabile, se non è così non regge", risponde Lanzalone. L'alleanza passa attraverso una cena segreta che il costruttore del nuovo stadio della Roma organizza il 12 marzo a casa sua con Giancarlo Giorgetti, il braccio destro di Matteo Salvini, di cui Parnasi dice di essere "amico fraterno": "Se hai bisogno sì, tieni conto io parlo anche con Matteo direttamente, però in questo momento Giancarlo... ha la...". L'imprenditore, addirittura, vede in quel momento in Lanzalone il probabile futuro premier. Per questo gli mette a disposizione le sue conoscenze al vertice della Lega e organizza a casa sua l'incontro con l'attuale sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Giorgetti, raccomandandogli però massima prudenza: "Dobbiamo essere super parati perché se ci vedono, siamo fatti eh...". In cambio Parnasi, che già aveva ottenuto una grossa mano da "Lanzalone Mr. Wolf" per ottenere il via libera al progetto dello stadio giallorosso, chiede che gli presenti Luigi Di Maio, capo del M5S. L'uomo mandato da Grillo e Casaleggio lo rassicura: "Allora io vedo Luigi tutti i giorni, lo sento tre volte al giorno, l'ho visto due ore fa". Poi, però, anche lui pretende una certa riservatezza: "Luigi è un po' come...come Salvini, cioè molto chiuso il cerchio, io... due tre persone, punto". "SALVINI È UN MIO AMICO FRATERNO" Tra i partiti foraggiati dal costruttore romano, da mercoledì in carcere con l'accusa di essere a capo di un'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, c'è anche la Lega. Nel dicembre 2015, infatti, una delle sue società pagò con due erogazioni liberali da 125.000 euro l'associazione "Più Voci". Il gip, pur dovendo aspettare il prosieguo delle indagini, ha già espresso un preliminare giudizio di illiceità, considerato che Paransi, ragionando sulle possibili conseguenze dell'articolo pubblicato lo scorso marzo dall'Espresso su questi finanziamenti, viene intercettato mentre col suo collaboratore parla della possibilità di creare una falsa documentazione contabile, retrodatata, per giustificare l'erogazione. "Questa associazione era...ovviamente tu lo devi sapere esimio avvocato – spiega Parnasi a un altro interlocutore – legata alla Lega! Io con Matteo sono amico fraterno, si fa campagna con me, siamo fuori, siamo proprio amici!". Tant'è che quando lo scorso marzo esce l'articolo sull'Espresso, l'imprenditore manda subito a Milano un suo collaboratore per salvare il salvabile. Quest'ultimo, di ritorno a Roma, critica con un altro interlocutore il comportamento di Parnasi: "Cioè tu (inteso Parnasi, ndr) per lecca' il culo a Salvini, ti prendi tutta la merda per prossimi dieci anni. Mi ha risposto: eh, ma io come gli dico a Matteo?". "STO SOSTENENDO TUTTI I POLITICI" "Purtroppo non posso scomparire dalla mattina alla sera così... no? Se c'avessimo tutto approvato... nessuno più a rompere i co..ni potrei pure... capito, fare... il... no? Il fuggiasco...". "Dalle parole di Parnasi – su legge nell'informativa dei carabinieri di via In Selci – risulta evidente la strategia che lui e il suo gruppo intendono perseguire, che consiste nel finanziare vari esponenti politici in vista dei nuovi assetti all'indomani delle consultazioni elettorali, per ottenere poi dagli stessi delle facilitazioni relative agli ultimi adempimenti di natura amministrativa riferibili alle procedure di approvazione dei progetti in corso, tra cui la realizzazione del nuovo stadio della Roma". "Volete che faccia qualche altro passaggio politico? - chiede Parnasi ai suoi collaboratori – Visto che sto sostenendo tutti quanti... poi vediamo Marcello De Vito... vediamo Ferrara... serve che faccio qualcosa? Avviso Lanzalone". L'imprenditore, in un dialogo intercettato, chiede alla sua segretaria di segnare alcuni nomi, con i relativi importi: Ferro 5 (5 mila euro), Minnucci 5, Agostini 15 (15 mila euro), Mancini 5, Polverini 10 (10 mila euro), Francesco Giro 5, Ciocchetti 10, Buonasorte 5. Poi aggiunge: "Perché pure ai 5 Stelle gliel'ho dovuti dare eh". "Allo stato non è chiaro se Parnasi stia parlando di finanziamenti leciti o meno, anche se in alcuni casi – si legge nell'informativa finale – il riferimento a fatture emesse a giustificazione dell'erogazione lascia presumere la natura illecita della stessa". MALAGÒ INDAGATO «Promesse/dazioni di utilità in favore di...» e nel lungo elenco appare anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, che risulta indagato dalla Procura di Roma. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, il numero uno dello sport italiano ha avuto numerosi rapporti con Parnasi, tanto da interessarsi, secondo i carabinieri, ai progetti per la costruzione dello stadio della Roma e del Milan. Nelle carte spunta anche un colloquio di lavoro del genero di Malagò: «Lo scopo dell'incontro (al circolo canottiere Aniene) era creare occasione professionale». «Nell'ambito dei rapporti esistenti con Malagò, Luca Parnasi ha intrattenuto l'11 marzo del 2018 un colloquio di lavoro presso un circolo sportivo con tale Gregorio, compagno della figlia del presidente del Coni per trovare con l'imprenditore una possibile intesa professionale», si legge in una informativa dei carabinieri. «Dalle conversazioni di maggior rilievo emerge chiaramente una stretta relazione tra Malagò e Parnasi, i quali interloquiscono tra loro anche di questioni inerenti la progettualità relativa allo Stadio della Roma e allo Stadio del Milan», continuano gli investigatori. In un dialogo intercettato tra Parnasi e il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, quest'ultimo comunque «dubita che l'intervento di Malagò possa giovare ulteriormente».

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