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Ostia, al via il 6 giugno il maxi-processo al clan Spada: in 27 a giudizio

Silvia Sfregola
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Al via il 6 giugno il maxi processo agli Spada che vede alla sbarra 27 persone ritenute appartenenti al clan del litorale romano. Tra gli imputati ci sono il boss Carmine Spada e suo fratello Roberto, già a processo per l'aggressione a una troupe televisiva durante una intervista. I due sono ritenuti capi di un'associazione per delinquere di stampo mafioso. Il procedimento, che si apre mercoledì nell'aula bunker di Rebibbia, arriva dopo oltre due anni di indagini e l'operazione scattata il 25 gennaio scorso. Tra i reati contestati, oltre all'associazione di stampo mafioso, ci sono l'omicidio, l'estorsione, l'usura, la detenzione e porto di armi e di esplosivi, incendio e danneggiamento aggravati, ed altri crimini contro la persona, oltre al traffico di stupefacenti, l'attribuzione fittizia di beni e l'acquisizione, in modo diretto e indiretto, della gestione e il controllo di attività economiche, e appalti legati a stabilimenti balneari, sale giochi e negozi. I fratelli Spada sono ritenuti mandanti degli omicidi di Giovanni Galleoni (detto Baficchio) e Francesco Antonini (Sorcanera), uccisi nel novembre del 2011 a Ostia. Proprio il duplice omicidio "segna l'inesorabile ascesa al potere del clan Spada - si. sostiene nell'ordinanza di arresto - il cui prestigio criminale vede una progressiva crescita in forza dell'alleanza con l'organizzazione facente capo alla famiglia Fasciani e in concomitanza con l'indebolimento della famiglia dei 'Baficchio' (Galleone - Cardoni)". Traffico di droga, estorsione e usura, le attività privilegiate dal clan: le vittime venivano minacciate con ferocia, come emerge da alcune conversazioni intercettate. Uno degli affiliati finiti in manette a gennaio, nel minacciare una vittima, affermava: "Ti dovrei spacca solo la faccia.. hai preso la persona sbagliata.. ti spezzo tutte le costole ... io pijo le tenaglie e ti strappo i denti". Una vittima raccontava che Carmine Spada "era venuto al ristorante con una macchina rubata portandosi un lanciafiamme al seguito e se si fosse infuriato avrebbe dato fuoco a tutto". L'inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, affonda le sue radici in inchieste precedenti sulla "mala" di Ostia, e fa emergere un serie di legami tra Spada e Fasciani e la violenza del gruppo che per anni ha sottomesso con agguati e intimidazioni il territorio di Ostia ponente.

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