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Rudi, l'animatore più amato dai bambini: 40 anni di feste e sorrisi

Rudi l'Animatore

Katia Perrini
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No Rudi, no party. Non c'è festa che si rispetti nella Capitale senza la sua presenza. L'animatore più richiesto dai bambini di Roma (impossibile trovarlo libero se non si prenota almeno sei mesi prima) si prepara a festeggiare i suoi primi 40 anni di attività. Con oltre 5 mila feste all'attivo nel giro dei salotti politico-aristocratici. Perché non c'è rampollo della Roma che conta che non abbia avuto una festa targata Rudi. Qual è il segreto del suo grande successo lungo 40 anni? «Quando ho iniziato a lavorare a vent'anni, nei mini e baby club della Valtur, mancava una figura maschile. Le donne sono più maestrine e mamme, io invece con i bambini ho un rapporto più diretto. Mi piace affascinarli con la mia dialettica e i miei racconti. Quando parlo dei ricordi giovanili restano tutti in silenzio ad ascoltarmi». Feste di compleanno, matrimoni, comunioni e poi brunch e party di ogni genere. Tutti la cercano, tutti la vogliono. In 40 anni come sono cambiate le feste? E i bambini? «L'unica cosa che è cambiata è che una volta c'erano due-tre temi, Topolino, Dragonball, le Principesse. Ora sono tantissimi, milioni. E devi aggiornarti in continuazione. L'altra novità sono le torte di pasta di zucchero, le cake design: costano più del mio ingaggio e ai bambini non piacciono affatto». Qual è il suo target? «I genitori spesso insistono per l'animazione fin dai 2 anni, ma per me il festeggiato deve averne almeno 3. Poi accetto feste fino ai 10 anni. Ma spesso mi fermo prima. Perché nel momento in cui i bambini hanno il cellulare in mano è tutto finito. L'Animatore non ha più motivo di esistere. Ci sono feste in cui gli invitati arrivano col pallone o si rifiutano di riunirsi attorno al tavolo per fare gli auguri al festeggiato al momento della torta. Purtroppo c'è molta maleducazione diffusa». Servirebbero lezioni di bon-ton per i piccoli, allora? «Assieme a Laura Pranzetti Lombardini stiamo pensando di scrivere il "Galateo dei bambini", naturalmente rivolto ai grandi. Perché se i piccoli sono maleducati la colpa è sempre dei genitori». Si ricorda qual è stata la prima festa come animatore? «Certo. La festeggiata si chiamava Giada e aveva 7 anni. Suo padre, un medico di Pisa che avevo conosciuto in un villaggio Valtur, mi ha pagato il volo aereo e sono stato a casa loro ospite per tre giorni. Sono riuscito a ricontattare Giada 40 anni dopo, non ricordava nulla di me e di quella festa». Ci racconti qualche aneddoto del suo lavoro. «Tra le tante feste che ho animato c'erano quelle dei figli di Pino Daniele. Me lo ricordo in pantaloncini che filmava e mi diceva "Tu sei uno buono perché lavori da solo"». Paolo Bonolis, è stato il suo «sostituto»... «Era agli inizi della sua carriera, lavorava in Rai a "3-2-1 contatto" ed è successo che gli abbia passato qualche festa perché ero troppo pieno. In quel periodo lavoravo molto al Circolo Montecitorio. Ho mandato Paolo e l'appuntamento era davanti all'obelisco di Montecitorio. Ma lui non si presentò: aveva sbagliato obelisco!». Una carriera piena di riconoscimenti. Ora anche gli interventi su vari blog come "Esperto di giochi". Cosa le dà più soddisfazione nel suo lavoro? «Mi piace pensare che nel ricordo dei bambini divento immortale. L'aspetto più bello di questo lavoro è quello di poter lasciare un ricordo. Il fatto di essere un'istituzione nel campo dell'animazione romana mi riempie di orgoglio. Ai bambini dico sempre che il regalo più bello che ricevono è la festa pagata dal papà e dalla mamma. Che attraverso quella festa mi ricordino è la cosa più bella».

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