"Mamma muoio". Due inchieste per la morte di Giuseppe
La procura ha disposto l'autopsia, la Regione un' indagine interna. Il Policlinico si difende: "Il macchinario era nuovo"
L'appello disperato di Giuseppe alla mamma, cinque ore prima di morire, non è andato perso tra le lacrime e il dolore. La sorella ha raccolto i cocci di una vita spezzata, ha smesso di piangere e iniziato una battaglia che sta già ottenendo i primi e importanti risultati. La Regione Lazio ha infatti chiesto al Centro Regionale Rischio Clinico (CRRC) di effettuare un audit clinico in merito al decesso del ventenne napoletano al Policlinico Umberto I di Roma la matti na del 17 maggio. «La relazione - ha fatto sapere l' assessorato alla Sanità e Integrazione socio -sanitaria della Regione Lazio aiuterà ad avere un quadro completo della situazione». Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, mentre il pm di turno, Roberto Felici, ha disposto l' autopsia e il sequestro del macchinario dove era attaccato Giuseppe, affetto da fibrosi cistica, e che secondo quanto denunciato dalla sorella Michela ai poliziotti del commissariato Università, avrebbe presentato dei problemi già due giorni prima della morte del ragazzo. «Non è da escludere che almeno una delle cause del decesso di mio fratello possa essere riconducibile al malfunzionamento dell' apparecchiatura che necessitava, secondo quanto riferito dall' infermiera di turno, della sostituzione di un filtro aveva spiegato ai poliziotti la donna -. Più volte ne aveva accennato anche il personale infermieristico del reparto». In mano agli inquirenti anche la cartella clinica e il cellulare di Giuseppe, lo stesso con cui aveva mandato alla mamma la straziante richiesta di aiuto. «Denuncia l' ospedale. Denuncia. Mi stanno uccidendo». Perché le condizioni del giovane si siano aggravate tanto e il motivo di una improvvisa e atroce sofferenza lo riveleranno solo i ri sul t a t i dell' autopsia al policlinico Gemelli, attesi non prima dises santa giorni. «Il fatto è molto grave e c' è la volontà di andare a fondo - spiega l' avvocato Fabio Menichetti, legale della famiglia Esposito. Sono stati nominati tre consulenti dalla Procura con riserva di nominarne un quarto. In tempi assolutamente brevi sono già stati applicati i sequestri, ed è stata sospesa la pratica di tumulazione. Seguiremo passo passo l' operato della magistratura, di cui abbiamo massima fiducia, e stiamo valutando la possibilità di nominare anche noi dei consulenti». Michela, oggi sollevata da una prima vittoria, ma quasi spossata da una battaglia che non l' ha ancora vista fermarsi, può finalmente versare le sue lacrime. Stavolta anche di commozione, per aver esaudito l' ultima preghiera di suo fratello. «Stiamo organizzando una raccolta fondi per sostenere le spese legali - annuncia -, perché oltre al dolore c' èl' urgenza di sostenere questo nostro impegno nella ricerca della verità». Lo stesso direttore generale dell' azienda ospedaliero -universitaria, Vincenzo Panella, si è detto deciso ad andare a fondo in questa terribile vicenda: «Non appena venuti a conoscenza dell' accaduto, la Direzione Generale dell' Umberto I ha avviato una indagine interna, coordinata dal direttore sanitario, per accertare i fatti». Tuttavia la Commissione, spiega il Policlinico, «ha appurato che durante il ricovero sono state prestate tutte le cure previste dal caso, senza ritardi né omissioni sia da parte del personale medico che di quello infermieristico. Inoltre l' apparecchiatura utilizzata per il supporto extracorporeo dell' ossigenazione del san gue risultava perfettamente funzionante, è di nuovissima generazione e conforme alle normative europee. Il suddetto macchinario acquisito lo scorso mese di ottobre risulta essere stato sottoposto regolarmente a interventi di manutenzione ordinaria». Il polo universitario e ospedaliero è il centro di riferimento regionale di Alta Specializzazione per la Fibrosi Cistica. Già nel 2016 si parlava di dedicare uno spazio esclusivamente ai pazienti adulti e anziani, allora circa 500 tra i 17 e i 72 anni. «I soldi per trasformare 400 metri quadri di edificio già individuati in un reparto ad hoc - spiega Michela Esposito sono stati stanziati dalla Lega Italiana Fibrosi Cistica, manca solo l' apertura dei locali. La nostra speranza è che la morte di mio fratello abbia almeno un senso: vincere i cavilli burocratici che ostacolano la realizzazione di questo polo specializzato e sbloccare una situazione ferma da anni e salvavita per tante persone».