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Bengalese adescato e massacrato di botte. La coppia fermata difendeva Spada in tv

Silvia Mancinelli
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La mattina dell' 8 ottobre scorso, a Ostia, ridussero in fin di vita un bengalese per rubargli cellulare e soldi. Milon Sayal, 33 anni, morì all' ospedale San Camillo il giorno dopo. Un decesso «per cause naturali», si disse, e i due presunti responsabili di quell' omicidio, un mese più tardi, si facevano intervistare per il programma "Carta bianca" di Rai 3 per raccontare Nuova Ostia, difendere Roberto Spada («una bravissima persona, mica un mafioso») e chiedere una sistemazione migliore per quanti come loro vivono in troppi in una casa sola. Niko Caldiero e Naomi Caruso, marito e moglie ventenni, sono stati fermati dopo sette mesi di indagini per la morte dello straniero ritrova to a pochi metri dal loro appartamento, in via Enea Picchio, ormai agonizzante. L' ematoma cranico, seppur esteso, era l' unica traccia del pugno fatale e l' assenza di testimoni avrebbe la sciato impunita la vicenda, se non fosse stato per la testardaggine di due poliziotti del commissariato Lido, decisi ad andare a fondo. Cosa faceva quella domenica mattina a Nuova Ostia la vittima, residente a San Giovanni e con un impiego fisso in un centro ludico -sportivo del Tiburtino? Il fratello di Milon parlò agli agenti di un Iphone e dei soldi appena prelevati per pagare l' affitto - 1050 euro che non furono trovati: un movente valido per tramortire un uomo e per gli investigatori un punto d' inizio per le indagini mai tanto in salita. Dall' analisi dello smartphone sparito si è arrivati a Naomi, "bocca di fuoco" come si faceva chiamare dai clienti:la giovane di Nuova Ostia, più volte chiamata dalla vittima, adescava ignare vittime su siti di incontri e al momento della prestazione li rapinava con l' aiuto del marito, già noto per precedenti specifici. Pensavano di averla fatta franca i due: d' altronde chi denun cia di esser stato rapinato da una donna conosciuta in chat per sesso a pagamento? Per di più il bengalese sembrava morto nel più assoluto silenzio, tutto a vantaggio della loro impunità. I poliziotti li hanno però fatti crollare psicologicamente: prima autorizzando una manifestazione di parenti e amici del trentatreenne al porto, all' ingresso di Nuova Ostia. Poi tappezzando di volantini col volto del la vittima le strade della zona, infine perquisendo casa dei due presunti colpevoli, venerdì mattina, a caccia dell' Iphone sparito. «Sono stata io a dargli il pugno in testa perché non voleva pagarmi la prestazione», ha detto agli inquirenti la ragazza nel tentativo di addossarsi tutta la colpa. Troppi, tuttavia, gli indizi a carico di entrambi fermati per concorso in omicidio e rapina.

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