all’Ardeatino

Asilo senza festa della mamma per non offendere i genitori gay

Alessandro Meluzzi

Esiste un’antica proposizione di Soren Kierkegaard che parla dell’Aut-Aut. O vita virtuosa o vita piacevole. È un pensiero triste e irrealistico, anche perché la vita è fatta se mai non di Aut Aut, ma di Et Et. Pensare quindi che per non scontentare una minoranza si debbano annientare diritti, consuetudini, valori di una maggioranza è un’idea assurda prima ancora che eticamente sbagliata. È quello che è accaduto nell’asilo “Il Chicco di Grano” dell’Ardeatino a Roma, dove su richiesta di una coppia omogenitoriale sono stati cancellati di autorità le feste della mamma e del papà. Chissà perché le coppie omogenitoriali, credo non numerosissime, dello stesso asilo non hanno chiesto una istituzione della loro festa. Probabilmente, nessuno, né i papà né le mamme l’avrebbero negato. Ma, come ben si sa, il pensiero politically correct è massimamente totalitario e intollerante. Quindi, per non scontentare nessuno, meglio nessuna festa. Peccato che questo non tenga conto che centomila anni di storia della nostra specie homo sapiens sapiens hanno fatto godere bambini e bambine delle tette della mamma e delle spalle del babbo, dell’odore dell’uno e dell’altra, di una diversità e differenza che è sempre stata una ricchezza oltre che una gioia naturale. È sorprendente che coppie di due mamme o di due babbi o di due mammi - come si preferisce - debbano partire dall’imposizione di divieti che peraltro paradossalmente nessuno ha imposto loro, né nei grandi ideali né nei porci comodi. Ciò che più sorprende è che la protesta della stragrande maggioranza delle famiglie eterogenitoriali, peraltro le uniche che possono generare la vita, venga ascoltata da nessuno. Sul fronte degli inquisitori ci sono uteri in affitto, oppure donne conviventi con altre donne che hanno generato con un semino congelato acquistato su internet. E questo non scandalizza nessuno. Ma che si debba partire dall’esclusione del diritto degli altri che sono la maggioranza è un’aberrazione della logica prima ancora che del diritto, liberale più ancora che umano e naturale. In questo strano ribaltamento in negativo della storia sta uno degli orrori del nostro tempo. Apparentemente mite e rischioso, ma in realtà feroce come solo l’inquisizione ideologica può essere. Un’inquisizione che ci vieta, in una caccia alle streghe, di festeggiare la Madonna o San Giuseppe, ma anche di prendere in mano innocui cuori di cioccolata e rose per le nostre mamme o dopobarba per i nostri papà. La ferocia dell’indistinto mascherata da tolleranza e da mitezza finirà col rappresentare l’innesco di una reazione dagli esiti imprevedibili. Perché come scriveva il compagno Lenin: «I fatti hanno la testa dura». E, in questo caso, il fatto incontrovertibile è che senza un papà e senza una mamma non si genera una vita, e questo nessun diktat del politically correct potrà né negarlo né cancellarlo. Perché calpestare la verità grida vendetta non solo al cospetto di Dio, ma anche dell’umano di uomini e donne che Egli ci fece.