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Chi non tappa le buche adesso rischia il carcere

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Giovane morto sulla Colombo per la voragine "non monitorata". In 5 verso il processo

Andrea Ossino e Enrico Lupino
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Era il 2012, aveva solamente 20 anni e viaggiava a bordo del suo scooter Honda, quando una voragine larga 50 centimetri lo aveva ucciso facendolo cadere sull'asfalto di via Cristoforo Colombo. Una vita spezzata, una famiglia distrutta, gli amici disperati. E poi la rabbia. Perché quel giorno di gennaio la morte di Matteo Giovannetti non sarebbe avvenuta per una tragica fatalità. Gli inquirenti lo sostenevano da tempo. Matteo sarebbe stato ucciso dalla negligenza di pubblici funzionari, da imprenditori e dai consorzi che avrebbero dovuto prendersi cura di quel tratto di strada, della sua manutenzione, della sorveglianza. Le pagine con cui il pm Francesca Passaniti chiude le indagini a carico di 5 persone contengono una fotografia dove i controllori non vigilano, i lavoratori non hanno qualifiche e gli appalti non vengono rispettati. E le strade della Capitale, ancora una volta, si dimostrano un pericolo per chiunque quotidianamente le affronti. Quella zona in particolare risulta essere particolarmente significativa. Perché si tratta del «tratto stradale relativo al Lotto 6 (Municipi XII e XIII)». Ovvero di un appalto finanziato con oltre 8 milioni di euro. «Omicidio colposo», recita l'accusa nei confronti di Maurizio Viola, dirigente Simu (Sviluppo Infrastrutture Manutenzione Urbana del Comune di Roma Capitale) e di due dipendenti: Stefano Serafini e Savino Senisi... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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