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Cocaina nella Roma bene: 21 arresti ai Parioli, c'è anche la nipote della Mogherini

Davide Di Santo
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Fiumi di coca nella Roma bene. Ventuno persone sono state arrestate a conclusione di un'indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma e condotta dai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Roma. Cinque sono state fermate in flagranza di reato e 16 colpite da Ordinanza di Custodia Cautelare, per i reati di associazione per delinquere finalizzata all'illecita commercializzazione di sostanza stupefacente (cocaina), detenzione, spaccio, estorsione, minacce, porto clandestino e ricettazione di armi da sparo. Nel corso dell'attività investigativa - si legge in una nota - sono stati sequestrati armi e droga. L'indagine ha riguardato il quartiere Parioli ed il mondo notturno della "Roma bene", con particolare riferimento a due locali notturni nei pressi di via Veneto, all'interno dei quali, uno degli indagati, espletava quotidianamente l'illecita attività di commercializzazione di cocaina. C'è anche Gaia Mogherini, figlia del fratellastro dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri Federica Mogherini, tra le 21 persone coinvolte nell'inchiesta della procura di Roma su un giro di spaccio all'interno di alcuni rinomati locali capitolini. L'indagine, avviata nel 2016, ha portato alla luce un sistema di cessione di stupefacenti all'interno di locali notturni come il Jackie O' e il Notorius (estranei ai fatti). La cocaina, stando a quanto accertato dai carabinieri, veniva reperita dai pusher nei quartieri periferici della città, e in particolare all'Alessandrino, La Rustica, al Casilino e a Montespaccato. In particolare, Gaia Mogherini - già arrestata per una vicenda analoga - è finita agli arresti domiciliari con l'accusa di cessione e acquisto di sostanza stupefacente. La spiccata caratura criminale degli indagati è emersa per i metodi intimidatori utilizzati dagli stessi per ottenere il pagamento dello stupefacente commercializzato, senza esitare a minacciare di morte i debitori o i loro stessi collaboratori pur di ottenere il pagamento della droga; la purezza della cocaina spacciata (principio attivo), come accertato in seguito all'arresto di uno degli indagati, e' stata riscontrata pari al 97%. Una purezza altissima, senza precedenti sul territorio nazionale (negli ultimi anni) che denotava come lo stupefacente in questione derivasse da approvvigionamenti giunti in Italia direttamente dai luoghi esteri di lavorazione, senza aver subito "rimaneggiamenti" palesando in tal modo contatti diretti dell'organizzazione smantellata con persone operanti nell'ambito del commercio internazionale di stupefacenti. L'attività di spaccio è proseguita anche a seguito dell'arresto del capo promotore dell'associazione il quale, unitamente agli altri continuava a delinquere, nonostante gli arresti domiciliari. Uno degli arrestati è stato trovato per le vie della Capitale con indosso una pistola Beretta calibro 7,65 con matricola abrasa, caricatore inserito e 5 cartucce.

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