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Roma, in lista da sette mesi per l'operazione

Antonio Mascanzoni deve subire un intervento al Sant'Eugenio. Davanti a lui ancora 600 persone

Mary Tagliazucchi
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I tempi delle liste d'attesa, dell'ospedale Sant'Eugenio, sono decisamente “incurabili”. A conferma di questo e in esclusiva a Il Tempo, la “via crucis” sanitaria, del signor Antonio Mascanzoni, romano di 77 anni, che da oltre 7 mesi attende - inutilmente - di essere operato per un'ernia inguinale. Signor Antonio, quando è cominciato il suo “calvario” sanitario? "All'inizio dell'anno scorso, quando mi è stata riscontrata un'ernia inguinale, non grave di per sé, ma può diventarlo se trascinata nel tempo". A quel punto cosa ha fatto? "Ho subito prenotato una visita chirurgica presso l'ospedale Sant'Eugenio e parliamo di maggio scorso. Il medico che mi ha visitato mi prescrisse altri esami da fare, tra cui una tac, per vedere se potevano esserci possibili complicanze con un laparocele, che mi si era sviluppato a seguito di un intervento subito per l'asportazione del rene destro, causa tumore. Nello stesso ospedale ho fatto poi una seconda visita,ma questa volta con un altro medico". E in questa seconda visita cosa accadde? "Dopo avermi visitato e accertato la stessa problematica, il nuovo medico mi ha subito preparato un documento di pre-ospedalizzazione. Questo documento è stato firmato il 21 giugno 2017. Ma il dottore, mi anticipò fin da subito che la lista d'attesa sarebbe stata abbastanza lunga e di portare pazienza. Poi mi disse che per conoscere il mio livello d'attesa, potevo rivolgermi al Tribunale dei diritti del Malato. Infatti avendo un ufficio presso lo stesso ospedale, gli è concesso di conoscere la situazione dei tempi di attesa". Da quel giorno in poi, quanto ha atteso per il suo intervento? "Ho aspettato pazientemente diversi mesi, ma da quella data di pre-ospedalizzazione sono passati 7 mesi. Per questo a gennaio di quest'anno mi sono rivolto al Tribunale dei diritti del Malato. Inoltre c'è stato un netto peggioramento riguardante la mia ernia inguinale". Quindi al momento la situazione è stata risolta? "Tramite il grande interessamento di questa associazione per la difesa dei malati, e della sua responsabile, siamo riusciti a rivolgerci al medico che gestisce le liste d'attesa nell'ambito dell'ospedale". Dopo sette mesi, le avranno detto che la sua attesa è finita, o no? "No, ma ha cominciato a dire che l'intervento per un'ernia inguinale non è urgente come ad esempio un altro di tipo oncologico, e che dovevo “ancora” aver pazienza, anche per via di alcune criticità in ospedale". Che genere di criticità? "Parlava di carenza di letti e di personale infermieristico, e altro ancora". Va bene, ma il suo intervento a quando allora? "Sempre quel giorno gli ho chiesto qual era la mia posizione d'attesa e, dopo aver consultato il suo pc la sua risposta è stata: “Quanto fa 12 per 50? Ed io ho risposto, 600. Quindi dopo sette mesi io ho ancora 600 persone davanti a me. Ovviamente quanto detto dal medico non è stata una bella cosa". Assolutamente, no. Lei avrà sicuramente risposto qualcosa al riguardo. "Certo, gli ho chiesto: “Ma se io fra sei mesi le chiedo la stessa domanda, di quante persone ho davanti, voi - inteso come ospedale - mi darete la stessa risposta?" e il medico, sincero mi ha risposto: “Probabilmente, si. Visto che ultimamente non si sta operando o operando molto poco". Non è certo serio attivare liste d'attesa a cui non si può far fronte. Dopo di me infatti ce ne saranno altri in lista per lo stesso intervento. Che chissà fra quanto riusciranno a farlo, esattamente come me".

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