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La grande fuga dei malati dagli ospedali del Lazio

Un corridoio d'ospedale

Liste infinite e macchinari mancanti: così cresce il pendolarismo sanitario

Antonio Sbraga
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Il collasso del sistema sanitario pubblico del Lazio obbliga sempre più pazienti ai viaggi della speranza in cerca di cure. La Regione, infatti, risulta seconda in Italia (solo la Campania è messa peggio) per numero di «senzaletto», costretti al pendolarismo sanitario verso altri lidi per poter effettuare un ricovero ospedaliero. Ma anche per poter fare una Tac-Pet si finisce per «emigrare»: pur di evitare le lunghe liste d'attesa migliaia di pazienti vanno per lo più proprio in Campania, che dispone del doppio delle apparecchiature laziali (solo 6). Nel 2015 la Regione annunciò «l'acquisto di una Tac-Pet per l'Umberto I, il San Camillo e il San Giovanni», che risultano tuttora privi, però, dell'apparecchiatura per la tomografia a emissione di positroni, utilizzata per la diagnosi dei tumori. LA MOBILITÀ PASSIVA «La migrazione sanitaria può essere motivata da ragioni oggettive (centri di alta specialità, malattie rare), da esigenze geografiche o familiari, da un'inadeguata distribuzione dei servizi diagnostico-terapeutici, da disinformazione, oppure da differenze reali o percepite nella qualità delle cure offerte dalle strutture regionali ed extraregionali», spiega il... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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