Inferno San Camillo, la denuncia del sindacato sull'ospedale
"Qui è l'inferno". Tra emergenza posti letto, sicurezza, organico ridotto all'osso e sprechi l’ospedale romano San Camillo da tempo non “gode più di ottima salute”. La denuncia è quella di Stefano Barone, segretario provinciale Nursind che da anni, insieme a tutti gli altri operatori, si occupa dei problemi che affliggono l'ospedale e oggi ricostruisce passo passo tutte le emergenze del nosocomio al collasso.
EMERGENZA POSTI LETTO “In questo periodo dell’anno siamo stati costretti più volte a denunciare una situazione scandalosa all’interno non solo del pronto soccorso del San Camillo, ma anche di tutti gli altri. Abbiamo denunciato la presenza di 1000 pazienti nei maggiori pronto soccorso della capitale, di cui un terzo in attesa di un ricovero. A seguito della nostra denuncia, abbiamo continuato a monitorizzare la situazione e anche ieri ne risultavano ben 400 in attesa di un posto letto. Questo è frutto di una politica che negli ultimi anni ha portato ad un riduzione del personale data dal blocco del turn over e da una riduzione dei posti letto, dettata dai tagli all’interno dei nosocomi romani. Questo si evidenzia dalla grande presenza di pazienti che stazionano al pronto soccorso.”
SICUREZZA E PRIVACY “In particolar modo il problema del pronto soccorso del San Camillo è un problema logistico in quanto essendo un ospedale datato e a padiglioni, manifesta notevoli difficoltà nel trasporto e nella logistica dell’ospedale. E, i semplici interventi fatti dall’amministrazione per cercare di migliorare la situazione si sono solo ridotti a portare i pazienti lungo i corridoi dei reparti. Questo ha aggravato ulteriormente la situazione, soprattutto quella della sicurezza e privacy dei pazienti e degli operatori. Perché lungo un corridoio si viola in maniera eclatante la sicurezza visto che non ci sono tutti i presidi medici strumentali per ottemperare alla richiesta di cure. Questo ricade inevitabilmente poi sul personale che assiste i pazienti. All’interno di un pronto soccorso a volte le molteplici barelle nelle sale assumono la forma di un tetris dove medici e infermieri non riescono nemmeno a passare. Una cosa che non dovrebbe accadere quando c’è in atto un intervento per un codice rosso, dove la tempistica e l’azione devono essere ridotti all’osso per salvare una vita umana.E questa è una cosa assurda soprattutto nei confronti di chi lavora e tiene in piedi il sistema sanitario, ovvero gli infermieri e i medici.”
PRECARIATO DEL PERSONALE INFERMIERISTICO “La situazione degli infermieri è un’altra nota dolente del San Camillo. Aspettavamo con ansia la comunicazione da parte della Regione Lazio per uscire dal commissariamento e quindi di una serie di provvedimenti necessari soprattutto quelli riguardanti le risorse umane che negli anni hanno subito notevoli ridimensionamenti. Non a caso gran parte delle unità operative viaggiano con il personale ridotto ai minimi termini. Infatti basta un operatore in malattia per compromettere la continuità del servizio e si attuano dei provvedimenti che alcune volte violano anche la legge 66 del 2003, che prevede la presenza in servizio sul luogo di lavoro di 12 ore e 50 minuti al massimo. Questo si verifica perché non c’era alternativa e anche qui abbiamo denunciato la situazione che avveniva nelle singole unità operative del San Camillo,ma anche degli altri ospedali romani. Speravamo che il 2018 fosse l’anno della svolta in quanto l’uscita del commissariamento avrebbe potuto prospettarci le assunzioni tanto sperate e invece oggi veniamo a sapere che anche quest’anno sarà un anno di ristrettezze nonostante qualcuno ci dica che i precari sono stati stabilizzati. Voglio solo ricordare che il personale infermieristico lavorava all’interno delle strutture ormai già da dieci anni in precariato, cioè con rinnovi trimestrali, semestrali e solo l’ultimo è stato di tre anni.”
SPRECHI “Riguardo i macchinari, tempo fa abbiamo fatto una forte denuncia nell’ambito di un sistema di distribuzione dei farmaci all’interno dei reparti . Una specie di software che si chiama “Mario e Sofia”, un distributore di farmaci che in sette anni è costato circa 20.000.00 di euro.”
PROBLEMATICA DELLE AUTOMBULANZE “L’altra situazione grave e pericolosa per l’utenza, riscontrabile qui al San Camillo e negli altri ospedali, è il blocco della autoambulanze presso i pronto soccorsi romani. In quanto il paziente che arriva al pronto soccorso e non trova una barella libera perché in quel momento è sovraffollato di gente, resta sulla barella dell’autoambulanza bloccando di fatto il mezzo stesso che venendo sottratto al territorio, lo priva di unità di soccorso che di conseguenza allungano i tempi di soccorso sul territorio di Roma si allungano”.
AGGRESSIONE E DENUNCE “I medici e gli infermieri pur essendo l’anello principale di una struttura ospedaliero, non venendo tutelati sono diventati l’anello debole. Le lunghe attese nei pronto soccorsi fanno scattare gli animi dei pazienti. E infatti il personale sanitario ci denuncia situazioni in cui ricevono quotidianamente aggressioni sia verbali che fisiche con prognosi di svariati giorni. Nel 2017 sono decisamente in aumento le aggressioni, c’è stato un incremento del 50%. Anche su questo abbiamo chiesto un intervento da parte della politica, e alla Regione Lazio. Come ad esempio la presenza delle forze dell’ordine che poteva essere se non risolutorio, almeno un deterrete. Il San Camillo ha solo una postazione fuori dall’area del pronto soccorso. Anche il vigilantes stesso deve tenere conto solo dell’immobile, questo vuol dire che non può intervenire se un paziente aggredisce il personale medico il vigilantes di legge non può toccarlo. Pensi che abbiamo dei vigilantes armati di cui ci chiediamo la spesa di queste armi che di fatto non possono usare. Un paradosso che aumenta spese inutili. Le denunce da parte dei pazienti si è intensificato, ma la maggior parte poi lascia cadere la cosa. Non tutti infatti conoscono i cavilli giusti o le persone in grado di rappresentarli”.
SITUAZIONE IN STALLO “Noi siamo un sindacato che vive la realtà di ogni singolo ospedale di tutta la sanità regionale. Gran parte di coloro che ci governano non immaginano nemmeno cosa voglia dire aspettare un ricovero sei giorni su una barella in corridoio, questo perché hanno corsie preferenziali. Ma il comune cittadino che si rivolge ad un pronto soccorso conosce bene questa situazione. Qualcuno invece di parlare fuori dal muro di cinta degli ospedali dovrebbe entrarci e rendersi conto dell’amara quanto drastica realtà che stanno vivendo”.
Mary Tagliazucchi