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Roma, l'ex assessore all'Ambiente Paola Muraro "indagata per sbaglio"

Da sinistra il sindaco Virginia Raggi e Paola Muraro

Il legale in commissione Ecomafie: "Mai stata responsabile tecnico, ma consulente esterno"

Valeria Di Corrado
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L'ex assessore all'Ambiente della giunta grillina di Roma, Paola Muraro, a suo tempo è stata iscritta sul registro degli indagati della Procura capitolina sulla base di una consulenza falsa. A denunciarlo, davanti ai membri della commissione parlamentare Ecomafie, è stato l'avvocato Daniele Ripamonti, rappresentante legale della Muraro. Il pm le ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, contestandole reati ambientali legati alla gestione di due impianti di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti di proprietà di Ama, negli anni in cui svolgeva per la municipalizzata romana l'incarico di consulente esterno. "Dagli atti del procedimento che sono stati depositati abbiamo appreso che la dottoressa Muraro è stata inserita nell'elenco delle persone indagate sulla base di un parere di un consulente della Procura che l'ha definita responsabile tecnico di Ama. Ci siamo accorti – ha spiegato l'avvocato Ripamonti – che questa consulenza tecnica è in gran parte costruita in modo falso, nel senso che la gran parte delle motivazioni non sono di chi ha firmato la consulenza, ma di 17 diversi autori con i quali è stato effettuato un taglia e incolla che non sono stati citati nei virgolettati, anzi sono stati occultati attraverso alcune modifiche dei loro testi che rendessero più difficile la loro riconoscibilità. Tipo il cambio della prima parola, del tempo del predicato verbale e così via". Questa consulenza, ha aggiunto il legale, "indubbiamente ha indotto in errore anche l'autorità giudiziaria ma soprattutto, attraverso questo atto falso, ha costruito il presupposto perché la dottoressa Muraro fosse definita responsabile tecnico e quindi inserita nel novero delle persone indagate. Quando ci siamo accorti di questa macchinazione l'abbiamo denunciata alla Procura e adesso a Roma pende un procedimento penale, in fase di indagine preliminare, nei confronti dell'autore di questa consulenza". Ma le stranezze in questa vicenda non finiscono qui. L'ex assessore, nel suo intervento in Commissione, ha riferito di aver ricevuto una lettera "firmata dal presidente Bagnacani, in cui mi si vuole riconoscere un compenso per un periodo, da gennaio ad aprile 2016, di circa 20 mila euro, per un lavoro che non ho mai fatto". "Siamo davanti a un'azienda che vuole pagarmi quando io non sono minimamente entrata negli impianti, e questo è grave – ha precisato la Muraro nel corso dell'audizione a palazzo San Macuto – Penso di essere la prima a cui l'azienda vuole riconoscere un lauto compenso non avendo lavorato e non avendo messo piede negli impianti. Quando un'azienda per mascherare le sue inadempienze vuole riconoscere un compenso maggiore, è assurdo". Secondo l'ex assessore grillina l'obiettivo è "sviare da quelle prescrizioni che erano state già evidenziate dalla Dda nel 2015" in base alle quale "si poteva diffidare l'azienda ed evitare l'emergenza del 2016". "Già nel 2015 la Dda, all'interno di un altro procedimento che riguardava la gara dei rifiuti tessili di Ama, aveva ritrovato tra le telefonate di due dirigenti intercettati spunti investigativi sul problema della mancata manutenzione, che io ho sempre manifestato nelle mail ai dirigenti – ha spiegato la Muraro – Le intercettazioni del settembre 2015 evidenziano che il sistema Ama era già in emergenza. C'è da chiedersi perché nessuno è intervenuto. Io sono nominata assessore a luglio 2016 quando gli impianti erano ormai strapieni, con una manutenzione che era impossibile fare perché si era perso tempo da metà 2015".

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