MOSTRO IN CASA
Tentò di uccidere la figlia di 3 anni con la droga nel biberon
Avrebbe somministrato benzodiazepine alla propria bambina di soli 3 anni, rischiando di ucciderla mentre la piccola era ricoverata in ospedale. Un gesto sconsiderato che ha finito per portare a processo con rito immediato A.M., ventinovenne campana chiamata a rispondere del reato di tentato omicidio davanti ai giudici della quinta sezione penale del tribunale di Roma. Per la donna, arrestata dai carabinieri lo scorso gennaio, il Tribunale dei minori di Napoli, nel 2016, ha ottenuto la sospensione dell’esercizio della responsabilità genitoriale. La vicenda che la vede imputata risale al mese di dicembre dell’anno passato. La minore, accompagnata dalla madre, era stata trasferita da un nosocomio partenopeo a uno capitolino per degli accertamenti. Proprio nel corso del ricovero nella struttura romana, la bimba venne colpita da un grave malore che le provocò un arresto cardio-respiratorio durato circa 30 secondi. Rianimata e salvata dai medici della struttura, la vittima, alcuni giorni più tardi, avrebbe sofferto una nuova crisi. In entrambi i casi, le analisi effettuate sulla paziente rivelarono la presenza di benzodiazepine e altri farmaci nel sangue. Medicinali che non erano mai stati somministrati alla piccola né nel primo né nel secondo ospedale. Stando a quanto delineato dal provvedimento emesso dal Tribunale dei minori, il comportamento dell’imputata potrebbe essere legato a un disturbo psichico. L’ipotesi è che la trentenne possa essere affetta da una sindrome che “affligge i genitori, perlopiù madri, spingendoli ad arrecare un danno fisico ai figli per farli credere malati così da attirare l’attenzione su di sé”. Dalle indagini, inoltre, sarebbe emerso il sospetto che l’imputata possa aver tentato di avvelenare, in passato, anche la sua secondogentia. Saranno i giudici, nei prossimi mesi, a fare piena chiarezza sulla vicenda. Intanto, la prossima udienza è fissata per il 10 gennaio.