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La sanità del Lazio fuori dal commissariamento. Tra un anno

Daniele Di Mario
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Dopo dieci anni il Lazio esce dal commissariamento della sanità. Ma lo farà solo a partire dal primo gennaio 2019. «La regione Lazio uscirà dal commissariamento della sanità dal 31 dicembre 2018. In quella data finirà la fase commissariale e si tornerà ad una gestione ordinaria». Lo ha annunciato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei Ministri. Il risultato, ha aggiunto il Ministro Lorenzin, è stato raggiunto «grazie al lavoro molto proficuo su due ambiti, a cominciare dai Lea, arrivati a 178 punti. Gli stessi obbiettivi sono stati raggiunti anche dal punto di vista economico avendo raggiunto il pareggio bilancio ed essendo andata in attivo». Il governatore del Lazio Nicola Zingaretti ringrazia: «Si apre una fase differente, siamo al giro di boa che deve portarci a concretizzare la nuova era della sanità del Lazio a cominciare da un'inversione di tendenza sulle liste di attesa. C'è già una riduzione dei tempi intorno al 15% ma non siamo soddisfatti e continueremo a seguire questo aspetto ma è un altro obbiettivo raggiungibile». «Dedichiamo questo risultato agli operatori della sanità, lo dedichiamo ai malati, ed anche all'Italia perché il commissarimento della seconda regione per Pil e Budget sanitario era un problema anche di carattere nazionale. Quindi questo è anche un nostro contributo al sistema paese», prosegue Zingaretti, che aggiunge: «Ringrazio il governo, il ministro Lorenzin, il ministro Padoan per questo atto di fiducia e ringrazio chi nei ministeri da 10 anni affianca la nostra regione». Critico il centrodestra. «Questa mattina - dice il capogruppo di Forza Italia Antonello Aurigemma - il Consiglio dei Ministri ha di fatto rinviato l'uscita del commissariamento della sanità laziale, a partire dal 31 dicembre 2018, per consentire sostanzialmente una agibilità elettorale all'ennesimo fallimento dell'amministrazione Zingaretti. È la prima volta, nella storia delle regioni commissariate, che l'annuncio dell'uscita da questa fase viene dato con un anno e un mese di anticipo. Infatti, non si capisce come a pochi mesi dalla scadenza del mandato, il Cdm possa avocare con cosi largo anticipo una decisione che dovrà essere presa da altre persone, che verranno con l'insediamento del nuovo Governo. È una misura, questa, frutto di una propaganda politica che farà solo male alla nostra sanità, che oramai sta conquistando tutti i primati negativi delle classifiche nazionali: nelle liste di attesa, negli interventi programmati, nella mobilità passiva, e nei tempi di stazionamento nei corridoi prima di ottenere un posto letto».

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