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Chiedevano doppi rimborsi, sequestrati 7,3 milioni

Truffa ai danni dello Stato

Augusto Parboni
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Chiedevano e ottenevano dalla Regione Lazio rimborsi sanitari legati all'assistenza medica domiciliare: ma le richieste erano doppie, a volte anche maggiori, rispetto al denaro cui avevano diritto le cliniche. Un fiume di denaro non dovuto, per il quale le tre strutture "hospice" romane, e i rispettivi responsabili, sono accusati di truffa ai danni dello Stato nell'ambito di un'indagine che ha portato a sequestri per sette milioni e trecentomila euro. Nel corso dell'operazione, condotta dai carabinieri del Nas e coordinata dal sostituto procuratore Alberto Pioletti, sono stati posti sotto sequestro un centinaio di conti bancari, in tutta Italia, intestati agli istituti e alle quattro persone finite sotto indagine (due di loro si erano avvicendate a capo di una clinica). Villa Speranza, Fondazione Roma, e Casa di cura Sant'Antonio da Padova, sono le tre cliniche, destinate a malati terminali, perlopiù oncologici, finite sotto inchiesta. I fatti fanno riferimento al periodo 2011-2015: secondo chi indaga, la truffa ruotava attorno all'assistenza domiciliare, per la quale venivano chiesti rimborsi alla Regione basandosi sui massimali previsti dalla normativa anche quando le visite sostenute da medici e infermieri in casa dei degenti erano meno della metà di quelle dichiarate. Le verifiche sono partite da un esposto di alcuni medici che evidenziava anomalie nelle richieste di rimborso: i carabinieri hanno approfondito passando al setaccio, cartella dopo cartella, tutte le fatture e le corrispettive richieste di rimborso effettuate negli anni al centro dell'indagine. Ne è venuto fuori un quadro allarmante dal quale è emersa la diffusa abitudine a chiedere rimborsi gonfiati, da parte delle tre strutture convenzionate, che sono tra le più importanti nel settore dell'assistenza ai malati terminali.

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