Calenda punge la Raggi: martedì non venga al tavolo con la lista della spesa
Il ministro dello Sviluppo economico in vista della riunione di martedì prossimo con la sindaca
Dopo i comunicati stampa piccati e un incontro che sembrava positivo, rimane decisamente frizzante la situazione sul cosiddetto Tavolo per Roma. In vista dell'incontro fissato per martedì 17 tra la sindaca di Roma Virginia Raggi e Carlo Calenda è stato lo stesso ministro dello Sviluppo economico a punzecchiare la controparte. "Se vengono per chiedere la lista della spesa, come ho letto oggi su alcuni giornali, è meglio non vengano proprio perché non è questo il senso dell'incontro", dice intervistato da Lucia Annunziata su Rai3. Di certo la questione del tavolo sta suscitando polemiche da settimane. A fine settembre, infatti, il ministro aveva denunciato di aver contattato la sindaca per un incontro senza risposte. Poi è arrivata la lettera di Raggi nella quale si chiedevano "Più poteri per Roma". Pochi giorni dopo era arrivato un duro comunicato del Mise, denunciando una situazione che stava "rapidamente superando la soglia del ridicolo". calenda lamentava un mancato contatto con Raggi ad eccezione di "un sms di circostanza" e "lettere sconclusionate" sui piu vari argomenti mentre "tutte le altre istituzioni, a partire dalla Regione e dalle Associazioni si sono immediatamente attivate mettendo a disposizione idee, progetti, staff e tecnici mentre l'unico riferimento indicato dalla sindaca è il suo portavoce". Ora la nuova frecciata, dieci giorni dopo l'incontro preparatorio al termine del quale Raggi aveva assicurato di "esserci chiariti". Calenda oggi ha poi toccato altri temi caldi del suo Ministero, come il fascicolo Telecom. "Bisogna sbrigarsi a cercare di dare delle regole, perché ogni conflitto d'interessi sia difficile. La Golden power si farà domattina in Consiglio dei Ministri, sono prescrizioni che si danno all'investitore in caso di settori di interesse nazionale, come in questo caso", ha chiarito. Sul suo futuro, infine, assicura che non si presenterà alle prossime elezioni "al 100%". Il ministro ha sottolineato che la decisione è legata al fatto che ogni cosa fatta sarebbe interpretata, in caso contrario, come tentativo di 'prender' voti.