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L'estate agli arresti della sora Maria, da due anni reclusa in casa

Cieca e in carrozzina e 10 rampe da scalare nella casa Ater senza ascensore

Grazia Maria Coletti
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Non è agli arresti domiciliari ma è come se lo fosse. L'estate bollente da prigioniera in casa di Maria Ventrera, disabile in carrozzina e quasi cieca di 69 anni è tutta colpa dell'ascensore che non c'è nella casa Ater dove abita, al quinto piano, l'ultimo di un palazzo in via Isole Curzolane 190, terzo Municipio. E di essere trasferita in un altro alloggio più comodo, magari al pian terreno, senza barriere, nonostante le richieste all'Ente, neanche l'ombra. Eccola, nella foto scattata sul pianerottolo del quinto piano, l'ultimo della scala D, interno 9. Lei seduta sulla carrozzella. Davanti dieci rampe di scale, che non possono essere scalate, nemmeno con il montascale che la Asl le ha inviato a giugno perché la sora Maria, così tutti la conoscono qui, si è fatta prendere dal panico. E bisognerebbe mettersi nei panni di una donna anziana che non vede quasi più niente per capire cosa significhi sedersi su un attrezzo - ausilio certamente importante - ma che sembra ti spinga nel vuoto ogni volta che sale o scende uno dei 200 gradini che la separano dalla libertà. Vane, finora, le richieste di un cambio appartamento all'Ater. «Non ci hanno risposto» dice Maria. L'ultima volta che è uscita di casa era autunno. «Quando a novembre mi hanno operato al cuore». E poi due settimane fa quando, sfiancata dal caldo, «qui siamo all'ultimo piano e il sole c'è dal mattino alla sera» dice, è finita all'ospedale Pertini. «Ma siccome non c'era posto mi hanno mandato via». Anche l'appello alla sindaca Raggi è rimasto lettera morta. E siccome anche in siccità per i disperati piove sul bagnato, per lei non c'è neanche l'assistente sociale. Così Angelo Negri, il marito più giovane di 17 anni, cuoco disoccupato perché deve assisterla h24, ha dovuto rinunciare alle offerte di lavoro arrivate dai ristoranti del litorale. «Quest'estate ho perso già tre chiamate, anche un posto fisso in un ristorante di Ostia». Infinita la coda per l'assistente sociale. «Maria è la 230esima persona in lista in Municipio». L'unica cosa bella è il loro amore. Angelo faceva l'aiuto cuoco in una Rsa, una residenza assistenziale dove Maria, malata e senza nessuno, era finita. È lì che si sono conosciuti tanti anni fa. Angelo era poco più di un pischello, Maria invece già vicina alla cinquantina. E stanno ancora insieme. «Lasciarla? - mormora - E come farebbe Maria senza di me?».

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