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Ambasciate e università: ecco gli altri morosi della Tari

Alessio Buzzelli
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Nell'elenco degli enti pubblici che non pagano la tassa dei rifiuti stilato dall' Ama non ci sono solo, come abbiamo visto ieri su queste pagine, ministeri vari e Palazzo Chigi. Anzi. Scorrendo la seconda parte della lista dei morosi che Il Tempo pubblica oggi, pare che la Tari sia una tassa che proprio non piace alla pubblica amministrazione tout court. Dalle Università romane fino alla Regione Lazio, passando per la Prefettura e le Forze dell'Ordine, infatti, sono decine gli enti pubblici che hanno evitato, negli anni, di pagare decine di milioni di euro di bollette. E se ai circa 20 milioni che la politica non ha versato nelle casse dell' Ama sommiamo gli importi che i restanti pezzi dell' apparato statale «schedati» dalla municipalizzata capitolina hanno «dimenticato» di pagare, ecco che si arriva facilmente molto vicini alla cifra monstre di 100 milioni di euro. Esattamente quanto richiesto pochi giorni fa da Virginia Raggi durante la conferenza stampa in cui la Sindaca aveva presentato il dossier dell' Ama, definendolo una «operazione verità e trasparenza sulla Tari». L'INCHIESTA La prima puntata: da Palazzo Chigi ai ministeri, ecco chi non paga la tassa sui rifiuti al Campidoglio Va subito precisato che le morosità riportate nell'elenco pubblicato oggi sono calcolate al 31 maggio 2017 - cioè quasi a due mesi fa - il che significa che qualcuno, nel frattempo, potrebbe essersi messo in regola con i pagamenti. In questo caso, Il Tempo sarebbe ben felice di ricevere precisazioni in merito e di rettificare quanto di errato è presente nella lista dell' Ama. Ma anche assumendo che qualcuno in questi due mesi si sia ravveduto e abbia saldato il conto, le dimensioni del problema resterebbero comunque invariate. La municipalizzata dei rifiuti, così come il Comune di Roma, non navigano certo nell' oro, ed ogni euro recuperato, oggi, sarebbe per loro prezioso. E di euro da recuperare, in questo caso, ce ne sarebbero decine di milioni. Solo dalle tre maggiori Università romane, ad esempio, il Comune potrebbe recuperare circa 12 milioni di euro di Tari non pagata: 6 milioni da «Roma Tre», oltre 4 milioni da «La Sapienza» e quasi 2 milioni da «Tor Vergata». Oppure altri 7 milioni e mezzo di euro potrebbe riscuoterli dall' Arma dei Carabinieri tra Distaccamenti, Comandi e Legioni e altri 6 milioni dai vari commissariati e caserme della Prefettura, per un totale di 13 milioni. Ma nella lista dell' Ama c'è l' imbarazzo della scelta. Prendiamo ad esempio il caso delle Ambasciate, che pure non fanno propriamente parte della pubblica amministrazione: sarebbero ben dodici le delegazioni di Paesi stranieri che non pagano i rifiuti, per un totale di 1,1 milioni di euro di morosità, di cui quasi 200 mila euro riconducibili all'ambasciata d'Egitto e 100 mila a quella del Senegal. Ci sarebbero poi i circa 500 mila euro non pagati dalla Re gione Lazio che se sommati al milione di euro mancanti della Marina Militare, agli oltre 200 mila euro del carcere di Rebibbia e ai quasi 800 mila accumulati dall'Istituto Poligrafico e dalla Zecca dello Stato farebbero certamente comodo. Ovviamente, come già ricordato ieri su queste pagine, la presenza nella lista dell' Ama non ci dice niente sull'intenzionalità dell' evasione. In altre parole, chi non ha pagato potrebbe anche averlo fatto per ragioni che non dipendano direttamente dalla sua volontà. Fatta questa precisazione, tutti i cittadini romani e in primis Ama e il Campidoglio devono augurarsi che si arrivi quanto prima a una soluzione condivisa e duratura tra i vari pezzi dello Stato, così come auspicato qualche giorno fa dall'assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari: «Se tutti devono pagare i primi a dare il buon esempio devono essere le istituzioni pubbliche. Lo dobbiamo ai cittadini ma anche alle istituzioni pubbliche. Questa operazione trasparenza nasce da questo». «È stata un' analisi fondamentale per riportare trasparenza e una gestione efficiente del sistema dei crediti - ha concluso - perché lo dobbiamo ai cittadini» (2 -continua).

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