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Ecco i turni per il razionamento dell'acqua: romani a secco per 8 ore al giorno

Dopo lo stop della Regione ai prelievi dal lago di Bracciano l'Acea costretta a chiudere i rubinetti a 1,5 milioni di utenti

Antonio Sbraga
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L'acqua è poca e Roma non galleggia. Almeno per un terzo della città che, a turni alterni ma continuativi, sia diurni che notturni della durata di 8 ore, subirà da sabato prossimo il razionamento dell' acqua. Rubinetti a secco in città a causa della chiusura di quelli che finora hanno assicurato le captazioni dal lago di Bracciano. Sospese sino a fine anno dall'ordinanza della Regione, che ha imposto di «azzerare ogni prelievo della risorsa idrica dal bacino, per consentire il ripristino del livello naturale delle acque del lago e della loro qualità» prosciugate dalla siccità. Dopo la chiusura di parte dei «nasoni» lungo le strade, dunque, anche lavandini, docce, wc e bidet resteranno a becco asciutto per un terzo della giornata. Perché, spiega Acea Ato 2, «i prelievi attuali effettuati allago di Bracciano assicurano 1100 litri al secondo, pari ad una fornitura di circa 400mila persone per l' intera giornata (300 litri al giorno in media per ogni residente). La Regione, azzerando questo approvvigionamento, ci obbliga a dover spalmare il minor afflusso in rete su 3 turni da 8 ore, razionando l' acqua a fasi alterne ma continuative per aree omogenee. Sappiamo bene quali pesantissimi disagi subiranno tutti i servizi primari, le attività produttive e turistiche, i palazzi delle istituzioni, lo Stato Vaticano. Ma questo è inevitabile, e non dipende certo da noi. Così non faremo certo un bene all'immagine internazionale dell'Italia e della capitale del Paese». Ma il piano dettagliato di emergenza è ancora in fase di elaborazione tecnica e, «non appena pronto, sarà messo a disposizione e comunicato capillarmente alla cittadinanza». LA BASSA PIOVOSITÀ La crisi idrica capitolina è figlia anche della riduzione delle piogge: «Il 47% in meno da ottobre a marzo rispetto alle annualità precedenti». E sconta il fatto che «il 2017 è la seconda annualità consecutiva nella quale si è registrata bassa piovosità: nei periodi autunno – inverno 2016-2017 e in quello 2015-2016 è stata registrata una piovosità pari a circa il 50% in meno di quella registrata nell'autunno inverno 2014-2015 e del 30% in meno rispetto alla media 2009-2016», quantifica Acea. Per non parlare delle «temperature elevate, che sono statisticamente associate ad aumenti del consumo idrico». Un combinato disposto che, aggiunto alla dispersione idrica, manda in tilt la rete. IL «BUCO» NELL'ACQUA La dispersione, infatti, fa perdere quasi la metà del flusso prelevato alla fonte per uso potabile. Le perdite reali ammontano al 44,1% dei 734 milioni di metri cubi captati nelle 210 fonti di approvvigionamento che riforniscono i quasi 4 milioni di utenti di Roma e degli altri 111 Comuni della provincia serviti da Acea Ato 2. Acqua che “evapora” lungo il tragitto che va dai 9 tra acquedotti e pozzi attivi e i 10 mila chilometri di rete idrica, colabrodo in troppi punti. Per tamponare la dispersione Acea Ato 2 sta individuando le perdite seguendo i rumori del flusso idrico. Come? Ricorrendo all'uso di «tecnologie all'avanguardia basate sul consolidato principio della correlazione dei rumori percepiti da sensori posti lungo le tubazioni, ma sorprendentemente potenziate con l'aggiunta di moltissima informatica. In presenza di una perdita di acqua come noto si crea un rumore caratteristico che, digitalizzato e opportunamente manipolato con l'uso di strumenti informatici di recente introduzione, consente l'individuazione del punto esatto in cui la condotta presenta la perdita da rimuovere». Grazie a questo sistema «abbiamo ottenuto un recupero di perdite stimato corrispondenti a 500 litri al secondo. Entro la fine dell'anno completeremo la mappatura delle perdite occulte. Ma Acea Ato 2 nell'ultimo triennio ha investito di più rispetto a quanto previsto nel piano: circa 40 milioni di euro in più nel solo 2016».

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