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Inchiesta nomine, la difesa della Raggi: chiederà di essere interrogata

Il sindaco di Roma Virginia Raggi

Silvia Sfregola
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"L'essere arrestato mi ha distrutto, mi ha devastato perché io sono sempre stato una persona per bene, un servitore dello Stato. Sergio non mi ha mai chiesto di intervenire per agevolare le sue pratiche, non ho mai fatto qualcosa per lui e il suo gruppo imprenditoriale non c'entra nulla con i progetti che portava avanti con il Comune". Così Raffaelle Marra, ex capo del personale del Campidoglio, parla nel processo che lo vede imputato per corruzione insieme all'imprenditore Sergio Scarpellini. L'ex funzionario comunale torna libero dopo quasi sette mesi di arresto, prima a Regina Coeli e poi ai domiciliari. Anche l'imprenditore coimputato ottiene la libertà e a entrambi il tribunale impone la misura del l'obbligo di firma giornaliero dalle 19 alle 20, il divieto di espatrio e l'interdizione dai pubblici uffici per un anno. Il processo per corruzione però va avanti e vedrà, probabilmente il 19 settembre, la testimonianza in aula della sindaca Virginia raggi, la cui audizione è stata chiesta dalla difesa di Marra. Raggi, secondo quanto spiegato oggi dal suo legale, Alessandro Mancori, che ha assistito all'udienza, non potrà avvalersi della facoltà di non rispondere. Infatti, sebbene sia indagata in altri procedimenti, uno dei quali a carico dello stesso Marra, i due fascicoli non sono collegati in alcun modo con il processo in corso all'ex capo del personale del Campidoglio. Secondo la pm Barbara Zuin responsabile del procedimento a carico di Marra e Scarpellini, l'imprenditore avrebbe pagato a Marra alcuni immobili per corromperlo. Per questo i due finirono in manette il 16 dicembre scorso. Il Gruppo Scarpellini ha stipulato per anni convenzioni urbanistiche milionarie che richiedevano l'emanazione di provvedimenti amministrativi da parte del Comune di Roma e della Regione Lazio, realtà nelle quali Marra ha avuto posizioni dirigenziali negli anni al centro dell'indagine. A fronte di tutto ciò, Marra acquistò dal Gruppo Scarpellini nel 2009 un appartamento a Roma con uno sconto di quattrocento mila euro: l'ex finanziere lo pagò 700mila euro anziché un milione e cento. Inoltre, nel 2013, Marra ricevette 367mila euro, da parte di Scarpellini, per acquistare un altro appartamento dell'Enasarco in via Dei Prati Fiscali, che il funzionario comunale intestò a sua moglie. Entrambi si difendono oggi, in aula, dicendo che si trattò di un "prestito": "Quei soldi, che servivano a mia moglie, sarebbero stati restituiti, io ho fatto solo da mediatore e mi sono rivolto a un amico", dice Marra che aggiunge: "Sergio Scarpellini l'ho sempre visto molto poco, frequentavo invece il figlio Andrea, e Sergio non mi ha mai chiesto di intervenire per agevolare le sue pratiche, non ho mai fatto qualcosa per lui e il suo gruppo imprenditoriale". Resta il fatto che del "prestito" di quasi quattrocentomila euro in oltre tre anni non venne restituito nulla...ma "non ci eravamo accordati su un tempo massimo per la restituzione perché in quegli anni non avevo bisogno di quel denaro", si giustifica davanti al giudice Scarpellini. Subito dopo l'arresto, Scarpellini confermò di aver pagato al funzionario comunale parte dell'immobile, perché la sua amicizia, poteva aiutarlo sul lavoro. Oggi rinnega quelle parole e afferma che si trattò di una prova di generosità, nei confronti però di una persona che ammette di aver visto non più di quattro o cinque volte in cinque anni. Infine in alcune intercettazioni risalenti all'estate del 2016, Marra, che di lì a poco sarebbe diventato capo del personale del Campidoglio, parlando con la segretaria di Scarpellini si definiva "a disposizione" dell'imprenditore. Ma anche su questo Marra si difende negando le accuse: "Le parole sono a disposizione, agli ordini sono solito pronunciarle spesso, ci sono in almeno 20 tra le coversazioni intercettate, sono stato alla Finanza, ho rispetto per le gerarchie e quindi quando mi chiama qualche superiore mi esprimo sempre in questi termini".

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