LA SENTENZA IL 18 LUGLIO

Mafia Capitale, la difesa di Carminati: processetto infernale

Riccardo di Vanna

Una sentenza politicamente scorretta, libera da influenze e basata solamente sulla valutazioni dei giudici. E’ quanto l’avvocato Giosué Naso, difensore di Massimo Carmianti, si aspetta dalla decisione che il tribunale di Roma sarà chiamata a prendere nell’ambito del processo Mafia Capitale. “Mi aspetto dal da voi una sentenza politicamente scorretta che non tenga conto di niente che possa in qualche misura intaccare il vostro libero convincimento e che sia resa in ossequio esclusivamente alle emergenze del processo -ha affermato il penalista rivolgendosi ai giudici della decima sezione penale, nel corso della sua arringa - Ho questa aspettativa, questa speranza, ma resto con i piedi per terra perché conosco le cose del mondo. Mi auguro che voi emettiate una sentenza che certifichi l’insussistenza di questa presunta associazione mafiosa, e che mandi assolti tutti gli imputati per insussistenza del fatto”. Al di là di quella che sarà la valutazione dei magistrati -che potrebbe arrivare già il prossimo 18 luglio o in settembre- il difensore ha poi ribadito quanto già espresso in apertura di dibattimento. “Dopo 240 udienze, avendo messe insieme 10milioni di carte, censurato 4 milioni di pagine di brogliacci, avendo trascritto 80mila intercettazioni, non ho cambiato il mio giudizio. Questo è un ‘processetto’ dal punto di vista tecnico-giuridico”. Sottolineando ancora una volta il ruolo determinante del tribunale, Naso ha poi detto: “Adesso sta a voi. Perché se all’esito di questo mastodontico ‘proccessetto’ emetterete una grande sentenza, non solo ristabilirete la legalità ma compierete una opera di ristabilimento di garanzia dei diritti individuali e della libertà che in questo processo sono stati lesi, financo il diritto di difesa”. Il penalista, che difende Carminati insieme all’avvocato Ippolita Naso ha parlato di processo “farsesco”. Durante l’arringa, durata circa quattro ore, Naso ha più volte ripercorso la storia personale e giudiziaria del suo assistito, evidenziando come -a suo dire- sia stata distorta e strumentalizzato nell’impostazione della procura. In più passaggi, inoltre, il difensore ha messo in evidenza l’impatto della notizie di stampa e della “letteratura” legata alla banda della Magliana (Romanzo criminale) nel processo. "Sfido tutti e cinque i procuratori della repubblica che si sono applicati in questo procedimento a indicarmi qual è il processo ne quale Massimo Carminati viene definito il "pirata" o il "cecato" - ha affermato il legale - Questo dimostra che i processi fanno con quello che scrivono i giornalisti. E poi è un problema di dignità, non porta una benda per apparire affascinante, porta una benda perché gli hanno sparato in faccia a bruciapelo. Non è vero che gli si saprò in macchina, scese con le braccia alzate e gli si sparò in faccia”. Lo stesso avvocato Naso, riguardo alle circostanze del ferimento di Carminati, negli anni '80, ha poi aggiunto: “Gli agenti della digos gli hanno sparato perché Carminati doveva diventare, da morto, l’autore della strage di bologna. Questa è la verità. Se volete cercare rapporti equivoci con le istituzioni cercate in quella direzione”. Sul tema della famosa intercettazione “Mondo di mezzo”, considerata manifesto programmatico del presunto sodalizio, naso ha invece parlato di “filosofia spicciola”. “Il mondo di mezzo? - ha domandato retoricamente - Ma di cosa stiamo parlando, sono quattro ‘fregnacciari’ che non sanno come impiegare il loro tempo. È filosofia spicciola, pillole di asserita esperienza di vita che Carminati propina a persone che gli stanno intorno e lo guardano beati per romanzo criminale, per l’opera letteraria di un giudice, De Cataldo, che l’ha giudicato e sopra ci ha scritto i libri anche se non avrebbe dovuto farlo”.