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Processo Marra, Raggi pronta a testimoniare: non temo nulla

Il sindaco di Roma Virginia Raggi

Silvia Sfregola
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"Non temo nulla, non ho niente da nascondere". Così la sindaca di Roma Virginia Raggi commenta la richiesta dell'ex capo del personale del Campidoglio, Raffaele Marra, di chiamarla a testimoniare nel processo che lo vede imputato. La prima cittadina sarà convocata in tribunale nelle prossime settimane, come uno dei dieci testimoni della difesa dell'ex funzionario capitolino, accusato di corruzione insieme all'imprenditore Sergio Scarpellini. In quella sede, i giudici dovranno stabilire se sentirla come "testimone puro" o come testimone "indagato in procedimento collegato", perché è ancora in corso l'inchiesta nella quale Raggi risponde di abuso di ufficio (insieme a Marra) e falso in atto pubblico, in merito alla nomina a capo del dipartimento Turismo di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro. Nel secondo caso, la sindaca dovrebbe essere accompagnata in aula da un avvocato e potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. Secondo la pm Barbara Zuin e il procuratore aggiunto Paolo Ielo, responsabili dell'inchiesta, Scarpellini avrebbe pagato per conto di Marra alcuni immobili per corromperlo. Per questo i due finirono in manette il 16 dicembre scorso: "Le insistenti regalie fatte negli anni 2010 e 2013 dallo Scarpellini in favore del Marra - riportava l'ordine di arresto - trovano ragionevole spiegazione esclusivamente in una logica corruttiva, stante le funzioni pubbliche svolte all'epoca dal Marra in settori connessi agli interessi imprenditoriali dello Scarpellini". Il Gruppo Scarpellini ha stipulato per anni convenzioni urbanistiche milionarie che richiedevano l'emanazione di provvedimenti amministrativi da parte del Comune di Roma e della Regione Lazio, realtà nelle quali Marra ha avuto posizioni dirigenziali negli anni al centro dell'indagine. Proprio in quegli anni, Marra acquistò dal Gruppo Scarpellini un appartamento a Roma con uno sconto di mezzo milione di euro: era il 2009, l'ex finanziere pagò l'immobile 700mila euro anziché un milione e 200 mila. Regali e favori proseguirono fino al pagamento nel 2013 di oltre 367 mila euro, da parte di Scarpellini, per un altro appartamento dell'Enasarco acquistato da Marra in via dei Prati Fiscali, e intestato a sua moglie. Dopo l'arresto, Scarpellini confermò di aver pagato al funzionario comunale parte dell'immobile, perché la sua amicizia, sottolineò, poteva aiutarlo sul lavoro. Inoltre in alcune intercettazioni risalenti all'estate del 2016, Marra, che di lì a poco sarebbe diventato capo del personale del Campidoglio, parlando con la segretaria di Scarpellini si definiva "a disposizione" dell'imprenditore.

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