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Bruciate vive nel camper a Centocelle, fermato un 20enne

Il camper distrutto dalle fiamme a Centocelle (Foto Pasquale Carbone)

È lo stesso ragazzo che scippò la studentessa cinese Zhang Yao investita e uccisa dal treno a Tor Sapienza

Silvia Sfregola
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Fermato a Torino da personale della Sezione Omicidi della Squadra Mobile di Roma, in collaborazione con la Squadra Mobile di Torino, uno dei ricercati per il rogo del camper a Centocelle avvenuto la sera del 10 maggio e in cui morirono le tre sorelline di etnia rom. Si tratta di Seferovic Serif, 20 anni (nella foto in basso) pregiudicato per reati contro il patrimonio, gravemente indiziato di essere il responsabile dell'omicidio plurimo delle sorelle Halilovic, Elisabeth, Francesca e Angelica, di 20, 8 e 4 anni. Il giovane era già finito sotto processo all'inizio di quest'anno con l'accusa di furto con strappo ai danni della studentessa cinese Zhang Yao, morta il 5 dicembre 2016, travolta da un treno nei pressi della stazione di Tor Sapienza mentre cercava di recuperare una costosa borsa che le era appena stata rubata. Seferovic Serif, residente nel campo rom di via Salviati, aveva patteggiato per quello scippo lo scorso 28 febbraio 2 anni di reclusione. Il ragazzo aveva poi ottenuto la libertà, mentre l'altro nomade che per lo stesso furto aveva patteggiato un anno e mezzo di carcere era rimasto ai domiciliari. Serif si era costituito alle forze dell'ordine per la vicenda della studentessa cinese ed aveva ottenuto la libertà perché incensurato. Il provvedimento di fermo per il rogo a Centocelle era stato emesso dal pm della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. L'incendio doloso avvenne all'interno del parcheggio del centro Commerciale "Primavera" di piazza Mario Ugo Guatteri, dove il camper abitato da 13 componenti della famiglia Halilovic era da qualche giorno in sosta. Sin dai primi esiti dell'attività di indagine, basata tra l'altro su informazioni testimoniali e analisi di impianti di videosorveglianza presenti nell'area interessata, era subito emerso che quanto accaduto era da ricondursi a problematiche esistenti tra il nucleo famigliare Halilovic ed uno dei Seferovic, maturate all'interno del campo nomadi di via Salviati dove la famiglia colpita aveva abitato.

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