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Nube tossica su Roma sud, scontro sui controlliL'Arpa: "Nei limiti". Ma mancano i risultati su diossina e amianto

La nube tossica sui Castelli romani

Attesa sul campionamento speciale dell'agenzia regionale. La Asl conferma: "Amianto incapsulato nel tetto". A Pomezia scuole chiuse fino a martedì, divieto di raccolta di ortaggi nel raggio di 5 chilometri

Silvia Sfregola
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Mentre la nube tossica continua a fare avanti e indietro tra il litorale, i Castelli romani e Roma sud, è scontro sui primi rilievi delle emissioni effettuati dall'Arpa Lazio. Il vento forte che si è alzato dopo il devastante incendio del deposito di plastiche a Pomezia sta rendendo il lavoro difficile ai molti vigili del fuoco ancora impegnati nello stabilimento della "Eco X" sulla Pontina dove, anche le zone già bonificate, hanno ripreso a bruciare. Così mentre la nuvola ha cambiato forma e colore (prima nera, poi grigia ma soprattutto molto più bassa) da Acilia a Malafede fino all'Eur l'aria è diventata irrespirabile facendo esplodere tra i residenti la polemica sui controlli e sui rischi legati alla salute pubblica. "Dall'analisi dei dati non emergono superamenti dei limiti imposti per la qualità dell'aria dalla normativa vigente" fa sapere l'Arpa Lazio che, ieri e oggi, ha diffuso il bollettino quotidiano relativo alla giornata del 5 maggio secondo il quale la qualità dell'aria a due giorni del rogo, risulta buona (non supera cioè i livelli stabiliti per legge) e non rileva, quindi, al momento evidenze importanti. Un bollettino però - come riportato nella nota stessa - che si basa esclusivamente sulle analisi dei valori di biossido di azoto (NO2), ozono (O3) e polveri sottili (PM10) rilevati sulle centraline fisse di Ciampino, Cinecittà e Fermi e su quella mobile di Albano Laziale, dunque non solo lontane dal luogo dove è avvenuto l'incendio ma che non dicono nulla sugli inquinanti invece più temuti dalla popolazione: ovvero diossina e amianto. Dunque l'aria è buona? Perché sugli inquinanti più pericolosi non si ha ancora alcuna indicazione, nessuna certezza. E la domanda sorge spontanea proprio nel giorno in cui ai microfoni dei Tgr Lazio il direttore del dipartimento prevenzione della Asl Roma 6, Mariano Sigismondi conferma la presenza di amianto incapsulato nelle coperture del tetto del sito di stoccaggio distrutto dalle fiamme. "Ora si dovrà valutare l'effetto del calore su questa particolare sostanza - sottolinea - Al momento non abbiamo elementi che possano far destare preoccupazioni, almeno a livello acuto". L'Agenzia regionale ha provveduto anche al campionamento speciale attraverso rilievi straordinari sull'area colpita ma di queste analisi si attendono ancora (e con ansia) i risultati che verranno comunicati nei prossimi giorni. Se la nota dell'Arpa al momento esclude rischi sulla salute (contribuendo a tranquillizzare i cittadini), i risultati parziali lasciano ancora un'ampia zona di incertezza. L'amministratore delegato della "Eco X" ha escluso fin da subito la presenza di amianto sulla copertura dei capannoni distrutti dalle fiamme. "Nel nostro stabilimento non c'erano rifiuti pericolosi - ha spiegato il manager - La ditta raccoglieva plastica e cartone, legno, ferro e cemento: noi lavoravamo materiali, li dividevamo e poi smistavamo, a seconda del genere, in altri stabilimenti". L'allerta dunque resta alta dopo la nota inviata dal direttore generale della Asl Rm6, Narciso Mostarda che ha fatto scattare l'ordinanza "finestre chiuse" in 21 comuni della provincia romana. A Pomezia il sindaco Fucci ha firmato oggi una nuova ordinanza che dispone la chiusura, in via precauzionale, di tutte le scuole di ogni ordine e grado per le giornate di lunedì 8 e martedì 9 maggio mentre il commissario straordinario di Ardea, Antonio Tedeschi, ha vietato la raccolta degli ortaggi e il pascolo degli animali nel territorio comunale che ricade in un raggio di 5 chilometri dal luogo dell'incendio dell'impianto di stoccaggio. 

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