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Emanuele Morganti ucciso da una botta in testa

La vittima Emanuele Morganti

L'autopsia sul ventenne rivela: "Ucciso da colpo in testa sferrato con un oggetto lungo e stretto". I nomi di altri due buttafuori allungano la lista degli indagati per la tragica rissa

Valeria Di Corrado
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Il colpo fatale che ha determinato la morte di Emanuele Morganti gli è stato scagliato alla testa con un corpo contundente lungo e stretto. Il tubo di ferro che alcuni testimoni hanno visto brandire da Paolo Palmisani o il manganello con la scritta «Boia chi molla» che altri hanno riferito essere stato utilizzato da uno dei quattro buttafuori del circolo Arci "Miro Music Club" di Alatri per picchiare la vittima. È questo il risultato dell'autopsia eseguita ieri dal medico legale Saverio Potenza del policlinico Tor Vergata di Roma sul corpo del 20enne, rimasto coinvolto nella feroce rissa scoppiata la notte di venerdì scorso, prima all'interno e poi all'esterno del locale del comune ciociaro. Dall'esame sul cadavere, durato 4 ore, è emersa infatti «un'importante lesività traumatica al capo», che ha poi prodotto l'emorragia che l'intervento chirurgico non è riuscito a bloccare. Stabilire quale delle due armi improprie abbia determinato il decesso di Emanuele sarà fondamentale per stabilire le responsabilità del delitto. Al momento sono reclusi nel carcere Regina Coeli con l'accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi i fratellastri Paolo Palmisani e Mario Castagnacci, rispettivamente di 19 e 26 anni. Oggi verranno interrogati dal gip di Roma per la convalida del fermo. Nel frattempo, nel registro degli indagati della procura di Frosinone - nel quale erano già stati iscritti per rissa il padre di Paolo, Franco Castagnacci, il ragazzo che ha fatto accendere la scintilla nel "Miro", Domenico Paniccia, gli addetti alla sicurezza, Micheal Ciotoli e Damiano Bruni (entrambi 26enni) - si aggiungono i nomi degli altri due buttafuori, Manuel Capoccetta e l'albanese Xhemal Pjetri, rispettivamente di 27 e 33 anni. «I 4 hanno fornito diverse ricostruzioni della vicenda - si legge nel decreto di fermo - in contraddizione con quanto ricostruito dalle persone sentite dai carabinieri e anche tra loro stessi. Tale discrepanza è da individuare nel tentativo mal riuscito di minimizzare le proprie responsabilità in una situazione in cui, essendo loro sfuggito di mano il corso degli eventi, hanno fattivamente partecipato alla rissa». Ne è prova il ritrovamento nell'auto di Bruni di un manganello con la scritta «Boia chi molla» e le testimonianze di almeno due degli amici di Emanuele che hanno visto uno dei 4 buttafuori colpirlo con un manganello. A ciò si aggiunge ciò che ha riferito la fidanzata della vittima ai carabinieri: «I buttafuori, invece di dividere i litiganti, hanno cominciato a picchiare con calci e pugni il mio ragazzo, per poi portarlo fuori dal locale con la forza». Dai controlli è emerso che Ciotoli ha precedenti per violazione alla legge sugli stupefacenti, porto di oggetti atti a offendere, rapina e ricettazione di armi da sparo in concorso col padre. Intanto ieri Alatri era presidiata dalle forze del''ordine per un'intensa attività di controllo decisa dalla Questura: c'erano 5 posti di blocco in entrata e uscita dal paese e un elicottero che sorvolava la zona. Nel frattempo il sindaco ha emesso un'ordinanza con cui viene istituita nel centro storico un vero e proprio "coprifuoco", con divieto di circolazione delle auto dalle 20 alle 6 di venerdì, sabato e domenica. Sono state avviate anche dagli agenti della Municipale verifiche amministrative sul circolo Arci. Intanto nel paese si respira un clima di grande tensione: Franco Castagnacci, dopo essere stato interrogato per la rissa sfociata in tragedia, come se nulla fosse è andato a giocare alle slot machine nella piazza teatro della violenza. Qualcuno gli ha gridato «assassino» e si è dovuto allontanare in fretta.

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