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Black flop a Roma, la polizia beffa i violenti

Il piano della Questura fa paura: dura prevenzione, sequestri di armi, espulsioni. Evitati gli scontri. Poche persone al corteo dei centri sociali (ne fa più quello di Alemanno)

Francesca Mausacchio e Matteo Vincenzoni
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Il piano della Questura fa paura, i black bloc rinunciano alla guerriglia e la città può tirare un sospiro di sollievo mentre il sole tramonta sui sette colli. Quasi 2.000 persone controllate nel giro di 12 ore, ieri notte e in mattinata. Pullman di manifestanti provenienti dal Piemonte e dal Veneto bloccati al casello di Roma-Nord e scortati negli uffici di polizia di via Patini, a Tor Sapienza. Le forze dell'ordine hanno fermato tutti quelli che hanno trovato con il volto travisato, con i caschi in mano o chiunque si avvicinasse ai punti di ritrovo dei cortei vestito di nero, la tenuta "da guerriglia" dei black bloc. Trenta, in totale, le persone a cui è stato notificato il foglio di via obbligatorio. Imponente il piano di prevenzione messo in atto dalla Questura per garantire manifestazioni pacifiche nel giorno del sessantesimo compleanno dell'Unione Europea, mentre il sindaco Virginia Raggi riceveva i grandi d'Europa in Campidoglio. Cinquemila gli uomini operativi in strada, tra agenti di polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di Finanza. La maggior parte in tenuta anti sommossa, schierati accanto a blindati dotati di idranti. Del resto il ministro dell'Interno, Minniti, era stato categorico: "Non tollereremo nessuna forma di violenza". Questa volta le forze dell'ordine non avrebbero sbagliato e il messaggio è stato recepito forte e chiaro dai malintenzionati. Il pericolo di infiltrazione da parte di frange di estremisti era elevato. Non solo black bloc e "No-Tav". A preoccupare gli uomini della Questura erano anche gruppi autonomi provenienti dai centri sociali di tutta Italia, che potevano infiltrarsi negli altri cortei. I violenti c'erano, ma qualcosa, nei loro piani, è andato storto. Erano pronti a creare disordini, si è capito quando alcuni di loro sono arrivati a Piramide. Tutti molto giovani e con aria di sfida sono sbucati dalla metropolitana procedendo a passo spedito verso piazza di Porta San Paolo per raggiungere il luogo di partenza del corteo Euro-stop. Una volta qui, però, si sono trovati davanti un dispiegamento di forze senza precedenti. Una trentina di questi ragazzi hanno marciato in formazione, in coda al "serpentone" partito da stazione Ostiense. Nelle loro mani erano visibili caschi e indossavano felpe con cappuccio e non promettevano niente di buono. Qualche scaramuccia c'è stata, quando la testa del corteo ha raggiunto Bocca della Verità e la coda è stata costretta a fermarsi su lungotevere Aventino. La polizia che chiudeva il lungotevere in direzione del centro storico, via della Greca verso il Circo Massimo e via Petroselli all'altezza dell'anagrafe (dove sono state montate anche le gabbie) era pronta a caricare per rispondere a un eventuale attacco. La tensione all'improvviso è salita, con gruppi di giovani che si sono separati dal resto dei manifestanti. Gli agenti hanno serrato i ranghi avanzando su entrambi i lati, da Greca e da via Petroselli, stringendo e spaccando la coda del corteo, costituita in prevalenza da studenti. Ma la situazione è presto tornata alla normalità e le forze dell'ordine hanno indietreggiato sulle posizioni iniziali per consentire l'inizio del deflusso, durato un paio d'ore e costantemente monitorato fino a quando anche i gruppi meno numerosi di manifestanti sono scomparsi nei treni della metropolitana e sui bus da cui erano scesi. Ma cosa ha fermato i più violenti dal dare il via agli scontri? Prima di tutto la paura di una reazione decisa da parte delle forze dell'ordine. In secondo luogo la consapevolezza di essere in pochi. Il numero dei partecipanti alla manifestazione è stato molto inferiore alle 8 mila persone previste. Alla fine erano poco più di duemila. Meno di un migliaio i manifestanti pro Ue del Movimento Federalista Europeo partito dalla Bocca della Verità, mentre le "truppe" dei sindacati che hanno sfilato per le vie di San Giovanni fino al Colosseo non superavano le 1.500 unità. Per i più violenti non è stato facile mimetizzarsi, controllati a vista come erano dai "celerini". In mattinata un gruppetto di scatenati aveva già dato un bel da fare riempiendo di "trappole" il Ponte Spizzichino, sulla via Ostiense. Hanno srotolato sull'asfalto filo spinato e posizionato in mezzo alla carreggiata sagome di cartone raffiguranti poliziotti e cartelli con il simbolo dell'"alt-dogana". I primi a intervenire sono stati gli uomini della Polizia locale di Roma Capitale. Alla vista delle pattuglie il gruppetto si è dileguato e il ponte è stato riaperto al traffico dopo essere stato "bonificato". Nella stessa zona, alle spalle della stazione Ostiense, punto di partenza del corteo Euro-stop, i carabinieri hanno sorpreso due giovani di Alessandria con fumogeni e guanti antitaglio, "utili" al momento di impugnare e lanciare bottiglie rotte. In via Conte verde, invece, all'Esquilino, altri cinque giovani veneti e bolognesi sono stati trattenuti dopo essere stati trovati in possesso di fumogeni e accessori che potevano essere utilizzati per travisare il volto. Secondo fonti interne alle forze dell'ordine l'intento era di mescolarsi ai cortei delle sigle sindacali partito da piazza Vittorio per ricongiungersi sotto l'arco di Costantino, al Colosseo, con i rappresentanti del Movimento federalista europeo partito in tarda mattinata da piazza Bocca della Verità. La marcia di tutti i cortei, va segnalato, è iniziata in ritardo. Gli organizzatori hanno aspettato fino all'ultimo sperando che le fila dei manifestanti si rafforzassero, poi hanno dovuto accettare il flop. Le due manifestazioni, quella del Movimento federalista e quella dei sindacati, sono partite all'ora di pranzo invece che alle 11 come previsto nel piano della Questura. Di conseguenza è partito in netto ritardo rispetto all'orario previsto (le 14:00) anche il corteo Euro-stop. In questo caso i coordinatori della manifestazione hanno temporeggiato anche nella speranza che le circa 150 persone arrivate in pullman e bloccate in tarda mattinata al check point di Roma-Nord, potessero raggiungere porta San Paolo. Le perquisizioni, svolte nel cortile dell'ufficio immigrazione di via Patini, si sono però dilungate, creando malumori e proteste nel movimento Euro-stop: "Non sono stati trovate armi o oggetti contundenti - hanno spiegato i manifestanti - Non ci sono motivi per trattenerli. Impediscono alle persone di manifestare liberamente". Una giornata amara, insomma, per violenti e antagonisti. E sui social giurano già "vendetta".

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