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Mafia Capitale, Buzzi: Eravamo un sistema perfetto e davamo lavoro a 2.200 persone

Salvatore Buzzi

Silvia Sfregola
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"Eravamo un sistema perfetto che funzionava benissimo non come quello descritto da queste ricostruzioni fantasiose". Così Salvatore Buzzi, l'imprenditore delle cooperative ritenuto il braccio economico del 'mondo di mezzo', durante l'interrogatorio nel maxi processo Mafia Capitale in corso a Rebibbia. Buzzi, in collegamento dal carcere di Tolmezzo, in provincia di Udine, ripercorre la sua esperienza di imprenditore fin dalla nascita della cooperativa 29 giugno, nel 1986: "All'inizio eravamo otto soci, nel 2014 tra dipendenti diretti e indiretti (di altre cooperative legate alla 29 giugno ndr) arrivammo a 2200 persone".  "Eravamo il fiore all'occhiello di Legacoop - racconta - e crescevamo tanto velocemente che a un certo punto andammo in Legacoop a chiedere se andava tutto bene, e loro ci dissero: siete perfetti". "Il mio stipendio da presidente della Cooperativa 29 giugno arrivò a un massimo di 3800 euro mensili - prosegue Buzzi - io prendevo quattro volte lo stipendio di un operaio, per scelta, anche quando mi dicevano che prendevo poco continuai così, perché ero di sinistra e volevo essere coerente". A questi si aggiungevano delle consulenze per le cariche ricoperte in altre cooperative legate alla 29 giugno che facevano arrivare la paga mensile di Buzzi a seimila euro.

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