Stadio della Roma, 5 Stelle nel caos
Beppe Grillo esce dal Campidoglio e annuncia: lo stadio della Roma si farà ma non a Tor di Valle. Con i consiglieri M5S dello Stadio della Roma «non abbiamo parlato», dice il comico, ma «nessuno è contrario, se c'è una discussione è sulla collocazione, sulla zona... Lì c'è un rischio idrogeologico, dunque c'è una discussione su dove farlo» ma poi «decideranno giunta e sindaco. Nessuno dice di no. Noi diciamo di sì allo stadio, ma da qualche parte che non sia quella, perché c'è un rischio idrogeologico e se poi c'è un'esondazione...». Così Grillo mette una pietra tombale su Tor di Valle ai microfoni del Tg2, rientrando all'hotel Forum dopo l'incontro con i consiglieri M5S. Ma la Roma non starà certo a guardare. "Sarebbe una catastrofe per Roma e per la Roma", ha detto il presidente giallorosso James Pallotta, che starebbe già preparando ricorsi e richieste di risarcimento danni. #Pallotta: "Ci aspettiamo un esito decisamente positivo dall'incontro in programma venerdì. In caso contrario, sarebbe una catastrofe..." pic.twitter.com/uIKmbgLHaU— AS Roma (@OfficialASRoma) 22 febbraio 2017 I proponenti del progetto dello stadio di proprietà dell'As Roma, poi, fanno sapere: “Dopo cinque anni di lavori su un progetto in stato avanzato di approvazione nel rispetto di leggi, regolamenti e delibere, non è in alcun modo ipotizzabile un sito alternativo a Tor Di Valle. L'area è sicura dal punto di vista idrogeologico - proseguono - e anzi il progetto, con investimenti totalmente a carico dei privati, va a sanare il rischio idrogeologico presente nel quartiere limitrofo di Decima, ben al di fuori del sito dove verrà progettato lo Stadio e dove abitano oltre 10mila romani". Nel pomeriggio Grillo aveva detto:“La Raggi si sta muovendo a scopo cautelativo e farà una dichiarazione tra uno o due giorni e così si chiuderà questa storia dello Stadio in un modo o nell'altro. Se lo stadio si farà o no questa non è una mia decisione, la risposta la daranno Virginia e il consiglio. Non so se si sta andando verso il no, si sta andando verso delle cautelative che sta prendendo la Raggi per il Comune, perché la situazione è un po' complessa. Se lo stadio della Roma è pubblicamente utile? È un'opera da un milione di metri cubi dove lo stadio rappresenta il 15 per cento e l'85 per cento sono altre cose, poi vedremo”. Un colpo al cerchio e uno alla botte da parte di Beppe Grillo, da poco arrivato in Campidoglio per partecipare a una riunione sul progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle. Il tentativo di Grillo è quello di tamponare il gran caos pentastellato della mattinata sul progetto: le notizie si inseguono, senza, di fatto, che vi siano conferme ufficiali. Ogni ipotesi è buona senza che ne sia poi scelta una: annullamento, revoca in autotutela, proseguiamo così com'è, facciamo una nuova delibera. Insomma, la compagine governativa pentastellata è totalmente in alto mare e due sono le frasi più gettonate: “tutte le ipotesi in campo”, la prima; “stiamo approfondendo”, la seconda. Ma cosa si starebbe approfondendo? Secondo quanto Il Tempo ricostruisce si sono sovrapposti due elementi: il primo è che la Raggi ha effettivamente iniziato una riscrittura della delibera di pubblico interesse di Marino che tenga conto delle risultanze delle nuove trattative con la Roma. Il secondo è la questione del vincolo della Soprintendenza che ha ridato fiato e voce alla falange dei contrari al progetto. Su quest'ultimo punto, la Raggi avrebbe chiesto a Segretariato generale, dell'Avvocatura capitolina, dell'Urbanistica e della Sovrintendenza capitolina di vagliare attentamente come muoversi dopo l'avvio da parte della Soprintendenza alle Belle Arti dell'iter apporre il vincolo architettonico sull'ippodromo. In sostanza, si vuol capire l'impatto della procedura di vincolo su tutto l'iter. Sinteticamente: la frangia 5stelle del “no” vorrebbe usare il vincolo per cancellare tutto. Ma in Giunta vi è il duplice timore che il vincolo, la cui palese debolezza sarebbe ben chiara a Palazzo Senatorio, possa alla fine non essere posto o che, qualora venisse posto, possa essere cassato da un ricorso al Tar, spinge a un'estrema cautela. Se, infatti, il Comune procedesse a un atto di cancellazione della delibera Marino – salvo poi identificare quello giusto fra revoca in autotutela e annullamento per vizio di illegittimità – sulla base del vincolo e poi il vincolo in qualche modo cadesse, il Campidoglio sarebbe, a cascata, totalmente esposto e privo di qualsiasi tutela giuridica. Accantonata la questione vincolo, però, c'è il problema, assolutamente reale, della riscrittura della delibera di pubblico interesse. In pratica, deve essere ricalibrato l'intervento anche alla luce, non solo delle trattative e del problema cubature, ma anche della bocciatura, da parte dello Stato, del Ponte dei Congressi. Fra le questioni aperte c'è il totale rifacimento e unificazione della via del Mare/Ostiense (oggi, da progetto, solo nel tratto Stadio-Raccordo, mentre da Stadio a Marconi sarebbe solo messa in sicurezza), più il problema dell'investimento sul trasporto pubblico da fare o sulla Roma-Lido (più probabile) o sulla Metro B (ipotesi Marino non ancora definitivamente tramontata). Il tumulto interno al gruppo pentastellato è ben sintetizzato anche dalle oscillazioni delle dichiarazioni sia di Grillo che della Taverna. Ieri, Beppe Grillo, rispondendo in serata ai giornalisti che gli chiedevano degli attivisti 5Stelle contrari al progetto, diceva: “Gli attivisti? Non so cosa siano... Chiamiamoli cittadini. Sono a favore o a sfavore di una cosa che non conoscono... ma poi saranno soddisfatti, glielo dico io”. Una frase che più o meno è stata interpretata come un via libera al progetto. Tanto che, questa mattina, la senatrice Taverna, prima di entrare all'Hotel Forum dallo stesso Grillo, aveva ribadito: “Lo Stadio della Roma vogliamo farlo e farlo nelle regole: non vogliamo privare Roma di un'opera così importante. Ce la stiamo mettendo tutta e non vogliamo né una cementificazione né speculazioni. Se riuscissimo a dare uno stadio alla città perché dire no?”. E, subito dopo, uscendo dall'incontro con Grillo, la Taverna glissa sul tema: “Non vi rispondo, non so nulla di questa notizia della delibera. Con Beppe Grillo abbiamo parlato di altre cose”. Poi la piroetta di Grillo. Ma anche l'uscita shock della Lombardi di alcuni giorni fa su facebook (“annulliamo tutto”) testimonia questa profonda spaccatura nel monto a 5stelle anche se sarebbe legata a due elementi: da un lato qualcuno potrebbe aver avvisato il gruppo contrario al progetto dell'imminente arrivo del vincolo della Soprintendenza. Dall'altro, la Lombardi, molto attenta agli echi dal territorio e forse la più “politica” nel gruppo dirigente pentastellato, starebbe tentando di ritaglisarsi il ruolo di punto di riferimento interno del Movimento antitetico alle posizioni ora dominanti di Di Maio e Di Battista (Grillo e Casaleggio). Tanto che, dopo un primo momento di sorpresa, i due più forti esponenti lombardiani in Aula Giulio Cesare, Marcello De Vito, presidente del Consiglio comunale, e Paolo Ferrara, capogruppo, fiutato il vento, sarebbero rapidamente tornati fra le fila dei critici del progetto. Ovviamente, l'incontro – l'ennesimo da 4 mesi a questa parte – fra l'Amministrazione e i proponenti previsto per oggi alle 14 è saltato. Tutto rinviato a venerdì. Così come la riunione, sempre prevista per oggi, in Regione per affrontare il tema della procedura da seguire nella seduta del 3 marzo della Conferenza di Servizi è saltata e rinviata a data da destinarsi: ufficialmente per nuovi impegni al Ministero dei Trasporti. In realtà perché si aspettano notizie certe (e scritte) dal Campidoglio.