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Aborto, il San Camillo assume solo medici non obiettori. La Cei attacca, Lorenzin: non è previsto

Davide Di Santo
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Sulla decisione di assumere all'ospedale San Camillo di Roma ginecologi dedicati all'interruzione di gravidanza tramite un bando destinato esclusivamente a medici non obiettori "non bisogna esprimere pensieri, ma semplicemente applicare la legge, in cui l'obiezione di coscienza è rispettata nel nostro Paese". Lo afferma il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, a Bruxelles, dopo aver incontrato il commissario europeo alla Salute e alla Sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis. "Tra l'altro quando si fanno le assunzioni e i concorsi, non mi risulta che ci siano dei parametri che vengano richiesti", conclude. Il bando Nel concorso pubblico a tempo indeterminato di 1 posto - poi diventati 2 - di "dirigente medico disciplina Ostetricia e Ginecologia (da destinare al settore Day Hospital e day Surgey per l'applicazione della Legge 194/1978 - interruzione volontaria di gravidanza)", indetto nel 2015 dall'allora direttore generale Antonio D'Urso, si specifica dunque la funzione che dovranno assolvere i medici. L'azienda è stata poi autorizzata, con un provvedimento del 26 giugno 2016, ad elevare a 2 il numero di ginecologi da assumere. Il "nodo" che si voleva affrontare era legato al rischio di incappare in una successiva obiezione di coscienza dei professionisti che, al momento dell'assunzione, si erano dichiarati non obiettori. "I vincitori del bando - spiega Fabrizio d'Alba, direttore generale del San Camillo-Forlanini - per i primi sei mesi non potranno optare comunque per l'obiezione di coscienza. Ma se la legge 194 tutela l'accesso delle donne a questo servizio, d'altro canto tutela anche il diritto di obiezione di coscienza. Dunque è sempre possibile che, nel tempo, il medico cambi idea. Noi abbiamo cercato di contrastare questo problema a monte: chi partecipa a questo tipo di procedura dedicata ha già affrontato questo dilemma con se stesso e ha fatto una scelta". E se il ripensamento si verifica dopo i primi sei mesi? "Il medico deve valutare che l'azienda potrebbe essere nella possibilità, stante la finalizzazione del bando, di optare anche per la messa in mobilità o in esubero". "C'è un vuoto normativo" C'è "un vulnus - riflette d'Alba - un vuoto normativo, testimoniato anche dal clamore intorno a questa vicenda. Il fatto di aver attivato una procedura selettiva e finalizzata rafforza, certo, la posizione della struttura, ma non possiamo negare che l'obiezione di coscienza nel tempo possa diventare un problema". Fra le strategie messe in atto al San Camillo, c'è anche il fatto che "i medici della 194 parteciperanno anche ad altre attività ginecologiche, per mantenere le loro competenze al di là del servizio per il quale sono stati assunti", assicura d'Alba. Dunque non si occuperanno solo di interruzione volontaria di gravidanza. "Comprendiamo l'esistenza di un problema non risolto. E il nostro è il tentativo di dare una risposta. Ma non dobbiamo dimenticare un ultimo aspetto, importante per un medico: l'accesso al servizio garantito in base alla legge 194 - conclude d'Alba - riduce il rischio che le donne ricorrano ad altri strumenti per l'interruzione della gravidanza, mettendo così in pericolo la propria salute". L'attacco dei vescovi Il mondo cattolico non sta a guardare. Avvenire, il quotidiano della Cei - Conferenza episcopale italiana, commenta il concorso del San Camillo con le dichiarazioni di don Carmine Arice, direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute: "La decisione di assumere, attraverso concorso, al San Camillo di Roma due medici dedicati all'interruzione di gravidanza, impedendo loro dunque l'obiezione di coscienza, snatura l'impianto della legge 194 che non aveva l'obiettivo di indurre all'Aborto ma prevenirlo. Predisporre medici appositamente a questo ruolo è una indicazioni chiara" e non rispetta "un diritto di natura costituzionale qual è l'obiezione di coscienza".

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