Faide, dossier e colpi bassi: il MoVimento è pronto a scaricare la Raggi
Quarantotto ore decisive per capire quale direzione prenderanno i 5 Stelle sul sempre più scomodo "caso Raggi". L'attesa per l'audizione in procura del sindaco, prevista tra oggi e domani, in merito all'inchiesta sulla nomina di Renato Marra, fratello dell'ex capo del personale e fedelissimo della Raggi, Raffaele, è quella di una cronaca comunque annunciata ma dagli esiti politici tutt'altro scontati. Parallelamente il fascicolo aperto ieri dalla procura sul "dossier anti-De Vito" rappresenta quella famosa parabola del cinese che si siede sulla riva del fiume e aspetta. Aspetta che i veleni, le faide, i colpi e i contraccolpi si esauriscano e finiscano per prendere la corrente della verità. Una verità che parla di un MoVimento non solo a più anime, cosa peraltro non solo normale ma auspicabile per la vita democratica di una comunità, ma pronti alla lotta per raggiungere il potere. Su Marcello De Vito, il favorito per vincere le "comunarie" cioè le primarie on line dei grillini per la scelta del candidato sindaco, fu creato un dossier ad hoc, secondo l'ipotesi avanzata dalla magistratura architettato sempre da Marra, nel quale, Frongia, Raggi, Stefàno, cioè i tre consiglieri uscenti insieme a De Vito, raccontarono ai militanti di un abuso di potere da parte di De Vito, con tanto di parere legale annesso. Il fatto? Fa sorridere: la richiesta di un accesso agli atti per conoscere la situazione catastale di un seminterrato. Un'onta insopportabile per gli "integerrimi" grillini che senza prendere in considerazione la "difesa" dello stesso De Vito, ovvero che quegli accessi agli atti era stata richiesta da un "big" grillino. Una storia assurda, anzi grottesca: De Vito "impallinato" per la richiesta di un accesso agli atti e oggi ci ritroviamo con Virginia Raggi sindaco indagata per abuso d'ufficio e falso in merito a un presunto "cerchio magico" che vede uno dei massimi componenti in carcere. Dietro la faida feroce delle due componenti del MoVimento capitolino, con Roberta Lombardi in testa, la prima a sollevare dubbi su Marra, a definirlo "virus infettante" e "capo bastone" della corrente di De Vito. Dall'altra parte Raggi, Frongia, Stefàno con Luigi Di Maio e un Alessandro Di Battista "a intermittenza". Un tunnel strettissimo quello nel quale si sono infilati (da soli) i grillini. E da soli dovranno presto uscirne, prima che decida la magistratura. Non a caso si susseguono le prese di distanza. Ieri Di Battista, oggi il deputato Manlio Di Stefano. Stesse frasi, stesso diktat: "Siamo i primi sostenitori e supporter della magistratura. Qualunque cosa dovessero scoprire, non avremo dubbi su come reagire". E Virginia è sempre più sola.